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Martirologio e Lezionario (seconda metà sec. XII), Museo Capitolare di Atri, Teramo

Per Martirologio in origine si intendeva la narrazione di notizie relative ai martiri cristiani dei primi secoli dell'era corrente. Più tardi le Chiese avvertirono la necessità di registrare, sinteticamente, date ed eventi significativi relativi ai martiri in un calendario, che avrebbero assunto il rango di vero e proprio libro liturgico. I più antichi esempi di questo genere di calendario risalgono al 354, per un martirologio romano, e al 505 circa, con un martirologio cartaginese. L'aumento dei contatti tra le comunità cristiane favorì la redazione di collezioni più ricche, pur mantenendo una struttura schematica, che prevedeva l'elenco cronologico dei santi, corredato dai luoghi in cui era avvenuto il loro martirio; in alcuni casi erano inseriti anche i riferimenti temporali della traslazione delle reliquie e/o della dedicazione delle chiese. L'esemplare più significativo di questo genere è rappresentato dal Martirologio geronimiano, composto a Nicomedia nel IV secolo. In seguito a una traduzione in latino, fu integrato da informazioni delle Chiese dell'occidente e attribuito pseudoepigraficamente, come suggerisce il nome tradizionale, a san Girolamo, che in realtà offrì un minimo contributo a questo adattamento. Nel corso dei tre successivi secoli vennero aggiunti martiri della Gallia, finché intorno al 600 non si arrivò a un'edizione relativamente definitiva. Esso rappresenta un documento fondamentale per l'agiografia, nonché la base per il successivo martirologio di Beda del 730 circa, che viene considerato il primo dei «martirologi storici». La peculiarità di questi ultimi consistette nel diminuire il numero dei nomi citati a favore di maggiori informazioni sui martiri citati. Il periodo di maggiore produzione di martirologi si ebbe nel IX secolo; tra questi, annoveriamo i lavori di Floro di Lione, Adone, Rabano Mauro e Usuardo, tutti in debito con il lavoro di Beda. L'evoluzione del genere subì una cristallizzazione nel 1574, quando il papa Gregorio XIII promulgò il Martirologio romano, calendario universale valido per tutta la Chiesa latina, che si è configurato come vero libro liturgico e che ha subito numerose revisioni nel corso dei secoli. (fonte: Wikipedia)

Il Lezionario è l'elencazione sistematica dei brani delle Sacre Scritture (e quindi il libro che li contiene) da leggersi nelle celebrazioni liturgiche durante l'anno o in particolari occasioni, stabiliti ufficialmente o consigliati. La scelta di questi brani è operata secondo particolari criteri che permettono sia la lettura dell'intera Bibbia (o di gran parte d'essa) nell'arco uno o, più comunemente, di tre anni, sia in coordinamento con i temi del calendario liturgico oppure, storicamente, con la memoria di santi canonizzati, specifici avvenimenti storici o ritmi dell'anno agricolo. Fra le accezioni del termine "lezione" [dal latino "lectio", lettura, ciò che si legge], troviamo, nella terminologia dell'ebraismo e della chiesa cristiana, "brano tratto dalle Sacre Scritture che si legge o si canta durante il culto". Nell'antichità sono stati gli Ebrei a creare per la prima volta un programma di letture bibliche assegnate per il culto nella sinagoga. Selezioni erano tratte dalla Torah e dalla Haftorah. Com'è riportato in Luca 4:16-21, probabilmente Gesù stesso aveva letto da questi testi preassegnati quando legge Isaia 61:1,2, inaugurando così il Suo ministero pubblico. I primi cristiani adottano l'usanza ebraica di leggere durante il culto estratti dall'Antico Testamento il sabato. Presto a questo aggiungono letture dagli scritti degli apostoli e degli evangelisti. I lezionari sia ebrei che cristiani si sviluppano poi durante i secoli, consolidandosi nel quarto secolo. Nella storia dell'Occidente, Gregorio Magno (504-604), la chiesa in Gallia, ed Alcuino di York (c. 735-804), consigliere di Carlo Magno, si considerano all'origine dello sviluppo che, nella Chiesa cattolica romana, vede una lettura dall'Antico Testamento, una dalle lettere apostoliche ed una dai Alcuino di York. quest'ultima è considerata la principale. A queste si aggiunge uno dei Salmi. Normalmente un lezionario attraversa le Sacre Scritture secondo un modello logico e può includere anche testi di altri autori non ispirati, quando sono appropriati per l'occasione. La Riforma protestante riceve l'eredità del Lezionario non senza spirito critico. I riformatori radicali lo respingono. Zwingli preferisce la lectio continua, Calvino una sola lettura biblica. Lutero critica la scelta tradizionale dei testi delle epistole come troppo moralistica. La Confessione augustana considera il Lezionario "tradizioni umane" e quindi, come tale è soggetto a critica, adattamento oppure rifiuto. Lutero ammonisce la chiesa sul pericolo di tradizioni inflessibili per il culto che possono trasformarsi in "leggi dittatoriali che si oppongono alla libertà della fede". Non tutte le chiese cristiane oggi usano lo stesso lezionario e sono stati quindi molti i vari lezionari usati in diverse parti del mondo cristiano. Fino al Concilio Vaticano II, la maggior parte dei cristiani in Occidente (Cattolici romani, Vecchio cattolici, Anglicani, Luterani, e quelli Metodisti, che usavano il lezionario preparato da John Wesley) usavano un lezionario che si ripeteva su base annuale. Questo lezionario annuale forniva le letture per il culto domenicale e, nelle chiese che onorano i santi canonizzati, letture appropriate per celebrarli. La Chiesa ortodossa orientale e molte chiese orientali continuano ad usare un lezionario annuale. (fonte: Wikipedia)