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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
giornalista, direttore del 'Corriere Abruzzese', Torricella (17-8-1901) [Inizio Voce]dere a chi non ne stimasse degno, avendo un alto concetto della missione della stampa la quale non deve piegarsi ai pettegolezzi nè raccogliere il fango. Il suo nome fu circondato di autorità e di rispetto, ed egli seppe usarne a profitto di nobili scopi, aiutando i progressi materiali, morali, intellettuali della provincia e della regione, e facendo valere per tali scopi i propri consigli anche in seno delle pubbliche amministrazioni. Vantò amicizie ed affetti così nel campo giornalistico come da parte di uomini politici. Fu uno dei più vecchi soci dell'Associazione della stampa periodica italiana. Come cittadino, ebbe benemerenze non poche, e si ricorreva a lui come a persona della quale i consigli erano saggi e pratici e inspirati sempre a un fine buono. Fu tra i fondatori della Fratellanza artigiana e promosse le scuole serali; fu vice-presidente della Società Borghese; appartenne alla Società dei Reduci e Franchi tiratori. Quando, nell'incrudire della stagione invernale, si facevano più sentire i bisogni della povera gente, egli per primo promuoveva le cucine economiche, recandosi di persona nelle famiglie facoltose a sollecitarne l'aiuto. Così, in occasioni di pubbliche calamità, non esitava ad iniziare sottoscrizioni ed opere di soccorso. Il Taffiorelli era un bell'uomo, alto, robusto e appariva pieno di salute. Aveva un costante sorriso bonario sulle labbra. Era con tutti di una affabilità grande, di una giovialità sincera, che lo rendevano simpatico anche agli avversari. Non sentiva veramente odii, dimenticava le offese, dissimulava le tempeste e i dispiaceri intimi. Ma odii terribili fremevano intorno a lui, e i nemici non ebbero ritegno di insultarlo negli affetti più puri, nei sentimenti più profondi, di calpestare la onorabilità della sua vita privata e di
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