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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
giornalista, direttore del 'Corriere Abruzzese', Torricella (17-8-1901) [Inizio Voce]pubblicista, di farlo segno a nefande calunnie. Finirono con l'accusarlo formalmente di un reato gravissimo. Nessun cittadino onesto, nessuno di quanti conoscevano il Taffiorelli, prestò mai fede alle accuse; i detrattori sapevano di mentire. E la onorabilità e la innocenza del Taffiorelli emersero pure e immaculate dalle prove giudiziarie, come sempre la sua onestà e la sua rettitudine avevano trionfato delle calunnie e delle aggressioni. Ma la sua fibra cedette alla violenza d'un male cardiaco che si era venuto sviluppando a causa di sventure di famiglia e di forti dolori morali. Tutte le cure dell'arte medica pur troppo non sono valse a salvare dalle insidie di quel morbo il nostro amico. Ed egli ne è rimasto vittima. Egli è morto senza che mai nel lungo tempo della sua malattia lo spirito si fosse fiaccato, senza che mai una invettiva partisse dal suo labbro contro quelli che gli fecero male. Serenamente e fortemente aspettava la fine, sapendo di esser vissuto di quelle virtù che rendono presso tutti venerabile la memoria di un uomo. — La malattia — Francesco Taffiorelli soffriva da tempo di dolori reumatici, per i quali era solito recarsi nell'estate alle acque termo-minerali de' Bagnoli, presso Napoli. Da alcuni anni lo affliggeveno accessi asmatici e disturbi della circolazione. In seguito a un attacco di influenza quegli accessi divennero, nel marzo ultimo, più gravi e più frequenti e furono l'inizio di quelle sofferenze, non mai interrotte, che lo hanno trascinato alla tomba. Mentre in novembre ultimo pareva che il suo stato volgesse verso un miglioramento, sopravvenne, a causa di trombosi, la paresi di un lato del corpo, che poi subito scomparve, e l'afasia che durò qualche tempo e generò una depressione morale nell'infermo. L'afasia pure scomparve. Però i disturbi
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