Federico Adamoli
Lo Scudo d'Abruzzo. Tra storia e sport
fasti e documenti di una competizione di motociclismo
(1935-1961)


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     Occorre tuttavia aggiungere che, quasi a voler dare una risposta ai detrattori delle gare di regolarità, questa seconda edizione dello Scudo inizia a strizzare l'occhio anche agli aspetti velocistici. Infatti il regolamento prevede per ciascuna tappa (ad eccezione della seconda), in deroga alle medie chilometriche stabilite ed entro le quali occorre attenersi (tipiche quindi di tutte le gare di regolarità), dei tratti denominati di “velocità accelerata” (27) (da compiersi però sempre nei limiti di un tempo prestabilito) che coprono quasi 70 km. del percorso complessivo; inoltre, ai fini dell'assegnazione del Trofeo Turistico, il regolamento della gara dispone che “Nel caso che più squadre concorrenti al Trofeo Turistico giungessero alla fine della manifestazione senza punti di penalizzazione, i conduttori delle stesse dovranno fare una prova supplementare di accelerazione e frenaggio con partenza da fermo su un percorso di metri 400 in un senso con l'immediato ritorno ed arresto al punto di partenza. I tempi conseguiti da ciascun componente di una stessa squadra, saranno addizionati fra di loro ed i migliori tempi ottenuti varranno per fare la graduatoria delle squadre ex-aequo”.
     Il successo della seconda edizione è indiscutibile. Superate le incomprensioni dell'anno precedente con le case costruttrici, la riuscita del II. Scudo d'Abruzzo è tale da zittire anche i supercritici. Con un lotto di iscritti di oltre 50 concorrenti partecipanti, (28) questa indimenticabile edizione si apre nella prima mattinata del 23 luglio con l'adunata generale in Piazza Vittorio Emanuele davanti ad un pubblico imponente, e con la prima partenza data alle 7,30 dal Prefetto Alberto Marano che abbassa la bandierina: “il primo concorrente, l'ing. Seiling lancia il motore a pieno regime tuffandosi nell'aria fresca del mattino ad avventare il tratto iniziale di una fettuccia stradale lunga oltre 400 chilometri e adagiata capricciosamente fra i contrafforti dell'Appennino, le campagne del teramano e il litorale adriatico”. (29) Alberico Seiling, milanese, come accennato già vincitore della Sei giorni di Padova e della 24 Ore Milano-Roma-Milano, che corre su un motocarro Mas (30) da lui progettato e costruito, è uno dei due vincitori della classifica individuale nel Gruppo A, con zero penalità, a pari merito con il piacentino Emilio Soprani su Fusi, mentre nel Gruppo B primeggia un gruppo di 7 piloti, arrivati al traguardo finale senza penalità: sono Giovanni Roncon su Ganna, Davide Metelli, Vinicio Agostinelli, Evaristo Scatolini, tutti su Guzzi, Aldo Rebuglio, Giuseppe Putto su Gilera, ed Egidio Picozzi su Mas. Riguardo alla classifica per le squadre, lo Scudo d'Abruzzo è appannaggio della Gilera (composta da Rebuglio, Puppo, Egidio Conficoni) che si aggiudica anche il Trofeo Turistico, mentre il Trofeo Interamnia viene vinto dalla squadra B della Milizia della Strada (composta da Agostinelli, Scatolini e Ugo Prini, che corrono su Guzzi).

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(27) Nella prima tappa il tratto di velocità accelerata è posto tra Montorio al Vomano ed il Passo Capannelle (km. 38,600); nella terza tappa tra Arischia e Passo Capannelle (km. 9,900); nella quarta tappa tra Mosciano e Teramo (km. 19,1). Il regolamento prescrive che “Il tempo di passaggio alla fine del tratto a velocità accelerata sarà preso in corsa, senza obbligo di fermata da parte del concorrente. Per detti tratti non sarà tenuto conto dell'anticipo, mentre in caso di ritardo sul tempo stabilito i concorrenti saranno penalizzati di un punto per ogni minuto o frazione, senza alcuna tolleranza”.

(28) Non mancarono alla partenza diverse defezioni, per cui alla partenza si presenta no 36 concorrenti.

(29) Cfr. “Lo svolgimento della gara” in Il Solco del 26 luglio 1936, p. 1.

(30) L'acronimo M.A.S. significa “Motocicli Alberico Seiling”.