Federico Adamoli
Paolo Emilio Tulelli. Lettere a Giannina Milli (1857-1883)


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     CIII

     Cara Giannina
     Vedo bene che anch'io ho contribuito a metterti nel Letto di Procuste (93) per l'inno commessoti li. Quando il canto non esce dalla spontaneità dell'anima non nasce felice. Io dietro il tuo desiderio ho pregato gli amici soliti a rivederlo e di accordo son venuti nella sentenza anco indicata da te nell'ultima tua a sopprimere le stanze intermedie... e restringer l'inno così come leggerai nell'acchiuso cartolino. Essi convengono ed io pure che così ridotto vada meglio di prima ma non ci finisce interamente. Vedi la mia Giannina a cogliere un momento più felice d'ispirazione; se no lasciale correre così che poi non è la più scempiata cosa del mondo.
     Io sono tormentato ancora dalla gotta lombale pur molto fastidiosa a questa temperatura andante. Ma che fare? La pazienza non è virtù de' soli ciuchi; ed avrò dunque pazienza.
     E la furiosa guerra che si prepara? Che Dio e la fortuna ci aiutino. Tu m'ama e comandi e co' tuoi ti saluto anche a nome degli amici.
     23 luglio
     dev.mo amico
     Paolo Emilio Tulelli


     CIV (94)

     Mia cara Giannina
     Sarò brevissimo perché occupato da mane a sera negli esami di riparazione in questo Liceo Vittorio Emanuele.
     Mi sono interessato com'era dovere per la Gigina e le ho ottenuto la proroga del permesso per un'altro mese. Ho fatto io la dimanda colla data del 22 corrente ed è stata provveduta con la data del 25. Quindi ella à tempo fino al 25 del prossimo novembre. E' stato l'ultimo atto del Preside Signor Paladini ora dimesso; il nuovo è il Com. Fiorelli anche mio amico. Ecco per ora provveduto alla Gigina; in seguito Dio provvederà. Intanto badi ella alla sua salute.

(93) Espressione con la quale si indica il tentativo di ridurre una persona ad uno stato tormentoso. Nella mitologia greca Procuste era il soprannome di un brigante che lungo la via attendeva i passanti tormentandoli con un martello su un incudine a forma di letto scavata nella roccia. Fu ucciso da Teseo con l'identico supplizio.

(94) Il carteggio si chiude con la lettera successiva indirizzata a Ferdinando Cassone: «Gentilissimo Sig. Provveditore. Il prof. [...] mio amico vuole essere a Lei raccomandato. Egli chiede dal Ministro l'ispezione alla sua scuola di scienza filosofica al Liceo di Aversa. Lo favorisca per quanto sa e può e le ne sarò obbligato. Colgo questa occasione per mandare un milione di auguri per l'onomastico prossimo della Signora egregia e chiarissima sua moglie; e stringendole la mano rispettosamente ho l'onore di essere di Lei dev.mo amico e servo Paolo Emilio Tulelli. Di Napoli 22 giugno. Ill.mo Sig. Provv.re Cav. Ferd[inando] Cassone Caserta».