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E in verità ben degno di commemorazione e di onoranza è il nome di Salvatore Muzzi. Non rinnoviamo la vecchia disputa
campo eternamente aperto ai retori e ai sofisti
se l'umile bontà sia da preferirsi alla potenza e alla gloria e se la tranquilla coscienza prevalga ai premj invidiati della rinomanza. Vanissima controversia! avvegna che l'uno e l'altro siano parimenti necessarj a comporre quel cumulo di feroci antitesi
che si chiama la vita
e tutto sia di lunga mano ordinato per accrescere il mistero
che involge il mondo. Ma certo è
che il consorzio dei buoni e degli onesti è quel solo che ci rattiene sulle labbra la bestemmia di Bruto
e se non ci avvenissimo di quando in quando in qualcuno di loro
troppo avremmo a dolerci
troppo a patire della lega dei birbanti e dei vili
di cui parla il Leopardi. Amiamo dunque
anzi idoleggiamo quanto di eletto e di prestante appare talvolta in questa misera scena del mondo
e il culto schietto e franco della virtù disacerbi e sollevi lo spirito
troppo spesso funestato dallo spettacolo dell'abbiettezza e della nequizia. Salvatore Muzzi ce ne porge oggi buona occasione. La sua memoria è simile al profumo
che lascia nel tempio il grano d'incenso
arso in pia offerta dinanzi agli altari. |