Or bene
anch'egli è morto. Tutto passa
come ombra vana; passa l'uomo che su questa terra vive ed opera per sè solo
o
se operando in altrui prò
è mosso da rei o da miseri fini. Egli è quasi non fosse stato
e le opere sue svaniscono con lui come cosa morta sul nascere
come lascito rifiutato dal legatario. Ma dell'uomo che si fè sacerdote d'amore e di civiltà
troppa gran parte
anzi la miglior parte rimane
quando egli abbandona la vita.
La morte non vale a togliere all'operatore la soddisfazione dei fini conseguiti
non vale ad annullare il frutto delle sue azioni. Le ceneri sono seme di nuova prole. Al giusto
al forte
al gentile
dolorosamente involato alle aure vitali
altri giunti e forti e gentili succedono
per virtù de' quali ciò
che egli fece
resta e si compie. Salvatore Muzzi fu di questo numero. Egli prese a cuore l'ammaestramento della gioventù
non come ufficio volgare
non come fonte di lucro
ma come un apostolato
come un'ardua impresa
che vuole tutto l'uomo
l'uomo formato a sapienza e a virtù
perchè deve in altri infondere virtù e sapienza
l'uomo costante a durar le fatiche
alacre ed animato a superare gli ostacoli.
Ma quanto diversi dai tempi nostri erano i suoi! Oggi
la professione di chi insegna è favorita e onorata; allora promuovere
diffondere l'istruzione era argomento di sospetti
di vigilanza
di censura
di persecuzione. Il trionfo della libertà ci ha fatto dimenticare i travagli
le angoscie dei combattenti. Allora bisognava combattere con la fortezza prudente
colla longanimità intrepida
non con l'audacia inconsiderata; combattere e vincere l'ignoranza
gli errori
i vizj
l' ipocrisia e ogni più vile interesse. La famiglia Muzzi
di cinque fratelli che erano
cinque insegnanti ha dato a Bologna. Tutti ricordiamo ancora il valente calligrafo. E questa tela che ci rappresenta le sembianze del povero Salvatore
non è dessa opera pietosa del fraterno pennello?
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