Cesare Albicini
Commemorazione di Salvatore Muzzi


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     Or bene anch'egli è morto. Tutto passa come ombra vana; passa l'uomo che su questa terra vive ed opera per sè solo o se operando in altrui prò è mosso da rei o da miseri fini. Egli è quasi non fosse stato e le opere sue svaniscono con lui come cosa morta sul nascere come lascito rifiutato dal legatario. Ma dell'uomo che si fè sacerdote d'amore e di civiltà troppa gran parte anzi la miglior parte rimane quando egli abbandona la vita.
     La morte non vale a togliere all'operatore la soddisfazione dei fini conseguiti non vale ad annullare il frutto delle sue azioni. Le ceneri sono seme di nuova prole. Al giusto al forte al gentile dolorosamente involato alle aure vitali altri giunti e forti e gentili succedono per virtù de' quali ciò che egli fece resta e si compie. Salvatore Muzzi fu di questo numero. Egli prese a cuore l'ammaestramento della gioventù non come ufficio volgare non come fonte di lucro ma come un apostolato come un'ardua impresa che vuole tutto l'uomo l'uomo formato a sapienza e a virtù perchè deve in altri infondere virtù e sapienza l'uomo costante a durar le fatiche alacre ed animato a superare gli ostacoli.
     Ma quanto diversi dai tempi nostri erano i suoi! Oggi la professione di chi insegna è favorita e onorata; allora promuovere diffondere l'istruzione era argomento di sospetti di vigilanza di censura di persecuzione. Il trionfo della libertà ci ha fatto dimenticare i travagli le angoscie dei combattenti. Allora bisognava combattere con la fortezza prudente colla longanimità intrepida non con l'audacia inconsiderata; combattere e vincere l'ignoranza gli errori i vizj l' ipocrisia e ogni più vile interesse. La famiglia Muzzi di cinque fratelli che erano cinque insegnanti ha dato a Bologna. Tutti ricordiamo ancora il valente calligrafo. E questa tela che ci rappresenta le sembianze del povero Salvatore non è dessa opera pietosa del fraterno pennello?