La dimostrazione interventista (20-5-1915)
Il giorno 18 per la iniziativa del cav. Luigi Tripoti, garibaldino della indipendenza, ebbe luogo in Teramo una manifestazione pro intervento.
Al mattino veniva affisso un patriottico manifesto a firma del Tripoti; nel pomeriggio nuclei di studenti distribuivano per la città un caldo appello.
Il corteo, alle ore sei, partì da Porta Reale ove erano convenute società e cittadini.
Attraversò il Corso di Porta Reale inneggiando alla patria, all'esercito, a Trento e Trieste.
Sostò avanti il Municipio. Venne immediatamente issata nel balcone maggiore la bandiera Nazionale, e comparve il sindaco cav. uff. Luigi Paris, circondato dalla Giunta comunale. Molti applausi.
Il cav. Paris, tra la più viva attenzione del pubblico, pronunziò un patriottico discorso che fu coronato da generali applausi.
Indi il Corteo si ricompose e attraversò il Corso S. Giorgio.
Dalle finestre del Popolo Abruzzese vennero gittati cartellini con scritte patriottiche ed augurali. Vivi applausi.
Le bandiere sostarono sotto la prefettura e sostarono i dimostranti. Si gridò evviva il Comm. Lazazzera, il quale, fattosi al balcone, pronunziò un breve discorso che fu più volte interrotto da applausi e che infine ebbe una vera ovazione.
Il corteo si rimise in moto, per fermarsi a Piazza Garibaldi, presso la lapide-medaglione dell'Eroe.
Da un balcone di una casa attigua lesse prima un discorso il cav. Luigi Tripoti, ed ebbe molti applausi.
Poi propose l'invio di un telegramma a S. E. Salandra, tra le generali approvazioni.
Ritiratosi dal balcone il cav. Tripoti, si avanzò il cav. Antonio De Benedictis, ex deputato al Parlamento, il quale lesse un lungo discorso. Applausi vivissimi.
Parlò poscia l'avv. Giorgio Romani, vivamente applaudito; parlò anche il pubblicista Umberto Biancone, del pari applaudito. In ultimo lesse con molto calore un discorso il cav. dott. Tommaso Gaspari. Applausi.
Terminata la cerimonia, il corteo tornò pel Corso S. Giorgio.
Al di sotto del Convitto Nazionale un gruppo di giovani dimostranti fecero un piccolo autodafé, bruciando l'on. Giolitti in effigie.
In piazza Vittorio Emanuele ci fu un po' di sosta, poi in gruppi di dimostranti, con numerose bandiere, vennero sotto gli ufficii del Corriere, deserti in quell'ora, e fischiarono lungamente, sonoramente e gridarono a squarciagola: abbasso, abbasso!
Più tardi, questi gruppi di dimostranti, avendo incontrato sotto i Portici il nostro Direttore che passeggiava con alcune signore, gli fecero una modesta fischiatina in la minore.
Il Corriere e il suo Direttore sono stati fischiati per l'articolo La crisi, pubblicato nel recente numero. In quell'articolo si riproduce il pensiero di Giolitti: «prima di scendere in guerra contro gl'imperi centrali debbono per le vie diplomatiche esaurirsi tutti i mezzi necessarii per evitare al paese l'evento di una guerra»; ma nell'istesso articolo era anche detto: «Il Parlamento è ormai l'arbitro della decisione e qualunque possano essere le simpatie per una tesi o per l'altra, noi ci inchineremo al responso della volontà della rappresentanza nazionale, cui non possono sostituirsi nè i clamori, nè le troppe semplicistiche risoluzioni di individui accecati da tendenze preconcette.»
Che ragione dunque di cotesti fischi?
Durante la dimostrazione prestò servizio la banda cittadina che suonò inni patriottici.
Nessuno incidente.
Ottimo il servizio di pubblica sicurezza disposto dal Commissario.
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