I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1916


I gloriosi feriti. Umberto Adamoli

           
           Allo scoppiare della nostra sacra guerra di redenzione, con lo slancio patriottico che rifulge nei valorosi figli d'Abruzzo, vidi partire qui da Torino, fra i suoi allegri militi, uno dei miei più sinceri amici: il tenente Adamoli Umberto. Ci lasciammo scambiandoci il bacio della comune fede pel valore e nella vittoria delle armi italiane. Spesso, con scritti vibranti di entusiasmo, mi ha informato dell'avanzata gloriosa che, piano piano, veniva compiendo. Oggi con trepidazione, leggo in una sua cartolina:
           «Carissimo Ettore, gli austriaci me l'hanno fatta: ieri fui ferito, ma non in modo grave; avrò tempo di poter tornare a fare le mie vendette. Per ora sono in un ospedaletto da campo. Fra giorni partirò per un ospedale interno. Se non mi sarà possibile di andare a Teramo, cercherò di venire a Torino. Il mio morale è sempre elevatissimo: Viva l'Italia!»
           L'intrepido amico, che ha dato una parte del suo giovane sangue per la più grande Italia, è sorretto dall'ideale di redenzione, che vince il dolore fisico.
           Accogliendo le idee umanitarie di giustizia fra le genti, che io vado popolarizzando, il tenente Adamoli, combattendo vittoriosamente, ad esse mirava pur nel fragore delle armi, e così mi scriveva dal fronte:
           «Sto seguendo i tuoi articoli nel Corriere Abruzzese, ed ho letto le giuste lodi ed il legittimo orgoglio del giornale, per averti a collaboratore. Bravo e avanti sempre, per il buon nome degli Abruzzi, per una più possibile, più grande umanità. Intanto noi qui, con nuovo valore, stiamo compiendo, in modo meraviglioso, i destini della Patria».
           Questi sacri destini, o intrepido amico, si compiranno infallibilmente, e tu, nell'ardua impresa, hai saputo conquistarti un posto glorioso.
           Torino 14 gennaio 1916
           ETTORE FELIX