Il Terremoto nella Marsica del 1915


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Terremoto Marsicano
L'ABRUZZO IN LUTTO


IL NEMICO D'ITALIA

     Il terremoto, il nemico d'Italia. Quando il nostro bel giardino è più pingue e quando la nostra gente riposa dopo lunga fatica, il nemico sbuca di sotterra, ci guata e ci umilia nel lutto e nel dolore.
     Ancora città e villaggi distrutti, ancora sacrifizio di vite umane, ancora disgrazie e lutti e dolori: e dalle macerie accumulate dal terremoto e dai dolori suscitati dalla nuova catastrofe balza pur sempre fiera e radiosa l'immagine di questa nostra Italia idolatrata, fattaci più cara, più nostra dalle prove eroiche che in nome suo dovemmo sopportare.
     L'Abruzzo, forte e gentile, esce da quest'ora italica bagnato di sangue, irrorato di lacrime, circonfuso dalla commiserazione nazionale che nell'ora grave del duolo e del pericolo sceglie le vie buone della carità, del soccorso, della solidarietà nazionale.
     Altri paesi sono distrutti, molte migliaia di vittime già si contano, e dai boschi e dalle montagne dell'Appennino Centrale ci giunge — straziante — l'urlo dei morenti, l'invocazione sconsolata dei derelitti, degli orfani, della gente dolorante per la nuova sciagura.
     Se è vero che il dolore tempra l'anima e il corpo, se è vero che nella sventura si manifesta la nobiltà della razza, non può la nostra nobilissima stirpe italica non attingere alla nuova sventura la forza, per riaffermare le sue qualità non periture di mente e di cuore, le sue prerogative tradizionali di resistenza al dolore e alla sciagura, per cui, a traverso i secoli, poté uscire dalle più mostruose tragedie dei popoli viva e vitale, operosa sempre, intatta e fiera e gloriosa.