Illustre professore, la scienza suole concedere ai suoi infaticabili e privilegiati cultori il conforto di gioie pure e serene, e voi certamente di queste gioie avete provate parecchie e sulle sudate carte e nei vostri gabinetti e quando, compagno del valoroso e dotto Principe Sabaudo, che dalla nostra regione ha tolto il titolo di nobiltà, sull'aspra catena del Ruwenzori avete strappato altri segreti alla natura: ma una gioia più pura e più serena proverete allorché, ripensando alla vostra breve permanenza in questa città, ricorderete che tutto un popolo vi serba e serberà la maggiore gratitudine».
Il discorso del Sindaco della città fu accolto da unanimi applausi.
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Il prof. Roccati incominciò la sua conferenza tra il silenzio più profondo e tra la più viva attenzione del folto pubblico.
E mentre egli parlava, avevano luogo, in coordinazione di quanto esponeva, continue proiezioni, che aumentavano l'interesse e rendevano più proficua la conferenza.
«Signore, Signori!
Un desiderio espressomi dall'Abruzzo, tanto più nel modo squisito con cui mi giunse dal “Corriere Abruzzese” non poteva essere che un'ordine!
Poiché, oltre al senso di fratellanza che vive sempre in ogni cuor piemontese per la vostra regione, vibra ancor più intenso nel giorno della sventura, il nome gentile d'Abruzzo è per me sacro come sinonimo di un Principe Sabaudo, che con il suo di nuovi allori ornò il nome della, vostra terra e che si degnò di associarmi ad una delle sue Lui prese grandiose.
Mi sia quindi lecito incominciare con un doppio ringraziamento. Il primo all'on. Signor Sindaco e per esso al Comitato che preparò questa riunione, non tanto per le parole di elogio rivoltemi, le quali dettate da eccessiva benevolenza vanno oltre molto ai miei meriti, ma perché alla loro opera altamente benefica hanno voluto che partecipasse la mia modesta persona.
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