Alle volte le scosse di terremoto nelle regioni vulcaniche rappresentano vere eruzioni abortive e non sono accompagnate da emissione di lava. Questa probabilmente si innalza nel camino, preme contro le pareti, le fa tremare e con esse il terreno all'intorno; ma dopo sforzi vani, che si risolvono anche in scuotimenti potenti, il materiale magmico non riesce a vincere l'ostacolo e finisce per tornare in riposo. Il terremoto di Ischia si può così riferire ad una eruzione abortita del vulcano Epomeo, il quale da parecchi secoli non ha più manifestato attività sensibile.
E siamo così al terzo tipo di terremoto, quello dagli effetti più disastrosi e delle aree più estese; quello a cui dobbiamo le ripetute distruzioni di Messina; le periodiche devastazioni della Calabria e della Sicilia orientale; il disastro della Liguria nel 1887; la recentissima catastrofe dell'Abruzzo; il tipo cioè dei terremoti tettonici.
Prima di affrontare il problema della loro spiegazione, sempre difficile e lungi dall'essere risolto, sono necessari alcuni preliminari sulla intima struttura della Terra e che indicherò a grandi linee.
Si ammette generalmente che la Terra, in origine astro brillante di luce propria, quasi un sole, dopo essere passata per una fase di completa fusione ignea, si sia gradualmente raffreddata e consolidala, derivandone la crosta superficiale, o litosfera, su cui l'uomo è venuto a stabilire il suo dominio.
Quale sia però la natura attuale dell'interno è cosa discussa. Vi è chi ammette l'esistenza di un nucleo residuo ancora allo stato di fusione, il fuoco centrale, sopra cui starebbe la litosfera solida.
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