Sull'esistenza di queste fratture terrestri, a cui conseguono dislocazioni, sprofondamenti, spostamenti, ecc. del terreno, con produzione di grandi vani nella crosta terrestre, tutti i Geologi sono d'accordo, come sono si può dire d'accordo (ed è difficile trovare geologi che vadano d'accordo!) nell'ammettere la relazione delle fratture con i terremoti cosiddetti tettonici.
Lungo le lince di frattura principali, e specialmente nei loro punti di intersezione, sorgono i vulcani, perché in corrispondenza di essi la diminuita pressione e la via naturalmente aperta, permettono ai materiali endogeni, qualunque origine si voglia loro assegnare, di farsi strada e fuoruscire.
Non vi è quindi necessaria relazione, come si credo generalmente, fra terremoti e vulcani, ma i due fenomeni derivano però della stessa causa iniziale.
Ora l'Italia comprende disgraziatamente parecchie regioni di pieghe e di fratture e quindi di alta sismicità; così, fra altro, il piede delle Alpi e la riviera ligure, che sono però centri relativamente minimi in confronto della regione calabro-sicula e purtroppo! anche di quella abruzzese.
La regione calabro-sicula sembra comprendere secondo il compianto geologo Iness, una grande frattura ad arco estesa fra Cosenza e Palermo, lungo la quale la crosta terrestre andrebbe abbassandosi in forma di imbuto, avente come centro la zona del Tirreno corrispondente alle Isole Lipari, tutte vulcaniche, una anzi, Stromboli, vulcano in piena attività. La realtà di questa frattura circolare è contestata, ma è dimostrato però l'esistenza di non meno di sei grandi fratture radiali, convergenti appunto verso le Isole Lipari e di cui una, fra le più importanti. passante por lo stretto di Messina, alla quale si devono appunto i frequenti terremoti sulle coste, che ne costituiscono quasi i lembi.
|