E nella stessa maniera che, ad esempio, il barometro con lo sue oscillazioni ci dice che potrà piovere, potrà tirar vento, l'idrogenometro con le sue registrazioni ci avvertirebbe che può succedere un terremoto.
Ma il Cortese fa oltre alla previsione dei terremoti ed egli è convinto che sia anche possibile impedirli od almeno attenuarne l'azione.
Tutta la questione si ridurebbe al cercare di dare artificialmente uno sfogo sufficiente ai gas ad alta tensione che si accumulano nell'interno del suolo e che, con la loro uscita violenta, improvvisa, provocano i movimenti sismici.
Egli propone perciò che nelle regioni di fratture, che sono quelle, come sappiamo, predestinate ai terremoti, ed in generale nei luoghi di sismicità frequente, si facciano pozzi di grande diametro o trivellazioni a sezione ridotta, fino alla profondità di circa 10 mila metri, profondità che si può ritenere media por la sede di produzione dell'idrogeno e dei vapori in generi. Notiamo a questo proposito che le misure della gravità nella regione di Messina fatte dal Prof. Riccò, il direttore dell'osservatorio etneo a Catania, porterebbero ad ammettere che la vera crosta terrestre non ha in quel punto più di 5-6 mila metri di spessore!
Alle valvole di sicurezza naturale della Terra contro i terremoti, come furono detti i vulcani (e lo sono di fatto, dando essi sfogo ai materiali fluidi interni che cercano di espandersi), l'uomo aggiungerebbe valvole di sicurezza, artificiali disposte razionalmente.
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