I microsismi, i leggeri fremiti del suolo a cui già ho accennato, studiati con ogni cura dal Derossi, che ne ha messo in perfetta evidenza la stretta relazione con i terremoti violenti, di cui sono quasi i prodromi, corrisponderebbero al periodo di accumulo dei gas, che già modificando ed intensificando il loro modo d'uscita, non sarebbero tuttavia ancora in quantità sufficiente per provocare movimenti sensibili del suolo.
Ricordiamo a questo proposito che il Bertelli ha potuto determinare che vi sono momenti in cui la crosta terrestre subisce vere burrasche.
Essa freme, vibra, si agita ad ogni sua vibrazione, se non è percepita da noi, viene però registrala dal tromometri o microsismometri.
Ora queste burrasche sismiche potrebbero quasi definirsi terremoti abortiti; il gas si accumula in profondità, preme contro la crosta terrestre, ma fortunatamente riesce a liberarsi senza eccessiva violenza.
Ed allora se fosse vera la teoria che sono venuto esponendo nelle sue grandi linee (e l'assicurarsene non sarebbe difficile bastando all'uopo una serie di osservazioni nei luoghi a sismicità più intensa, por constatare se realmente vi è emissione di idrogeno dal terreno e se questa emissione con le sue variazioni è in rapporto con i microsismi e con le burrasche sismiche) noi avremmo un modo semplice di precisioni dei terremoti.
Si dovrebbero cioè ideare apparecchi che registrassero l'emissione dell'idrogeno e ne segnassero le variazioni di intensità. Si stabilirebbe in tal modo una speciale Meteorologia endogena, che potrebbe far previsioni attendibili per lo meno quanto quelle della Meteorologia atmosferica.
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