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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
poeta, Tocco a Casauria (19-5-1883). [Inizio Voce]tra la lesina ed il cuoio? ...Eppure quella favilla crebbe, e s'arse tal fuoco, che anche lontano ne ha visto il lampo e sentito il calore. A quanti inetti che inebetiscono nelle dovizie e in mezzo all'esuberanza di tutte le risorse intellettuali e morali, dev'essere aspra condanna e rossore sul volto la tua povertà così nobilmente efficace? Ma ahimé, quanto soffristi! Tu mi sembravi il seme d'una quercia, messo a germogliare entro un vasetto di creta: mi sembravi il pulcino d'un aquila, costretto a crescere nell'angusta gabbia di un passero. Per altri germi di quercia non è mancata la mano solerte che li trasportasse nell'ampia pianura, ove crebbero antenne capaci di sfidare la furia delle tempeste. Per altri pulcini d'aquila non mancò pure la mano pietosa che dall'angusta prigione li trasse nei liberi campi del cielo, dove si educarono, a fissare immobili la pupilla del sole. Ma a te mancò questa mano pietosa. - Oh, quante volte, negli affanni della tua lunga carriera di umiliazioni e di sofferenze, non hai potuto far altro che chinare lo sguardo davanti agli inscrutabili giudizi di Dio! - Tutta la vita è un mistero: tutto l'universo un problema: ma il punto più basso, bisogna confessarlo, è codesta distribuzione del bene e del male, onde troppo sovente hanno mercede contraria ai loro meriti gli ottimi e i pessimi. - Non è codesta un'atroce ironia della sorte il povero Stromei, condannato ad essere poeta e ciabattino? Buon per lui, che al contrario di tanti grandi ed eruditissimi ingegni de' suoi tempi che si affannano invano brancicando nell'ombre sempre più fitte del mistero della vita, seppe accostarsi alla vera sorgente della luce, e fissare con coraggio i suoi occhi in quel lume, davanti il quale il mistero della vita e il problema dell'universo si sciolgono e si
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