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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, insegnante, Teramo (11-6-1884). Dopo lunga e penosa malattia, schiva ai rimedi tutti dell'arte, spegnevasi alle 12 meridiane del giorno 7 giugno, corrente mese, l'esimio professor di matematica Carlo Campana. L'emozione che tuttora mi opprime per tanta irreparabile perdita, mi vieta dir di lui quanto potrebbe scaturire da un cuore a lui sacrato per devozione e gratitudine; e facendo perciò voti che altri più di me autorevole scriva al più presto della sua vita e delle sue opere, mi limito a dire poche parole. La culla di Carlo Campana non venne infiorata da ricchi parenti, né la sua nascita fu salutata da esultanze e giubilo, perché venne al mondo diseredato da fortuna: ma ciò che non ebbe per un capriccio della sorte, egli produsse col lavoro e coll'abnegazione. Volere è potere fu la sua bandiera, e volle tanto potentemente, che nella giovanissima età di ventuno anni fu laureato in matematica, incominciando immediatamente la sua brillantissima carriera di professore. Come insegnante ebbe doti insuperabili essendo chiarissimo nelle dimostrazioni, sobrio nei raziocini, conseguente alle premesse, benevolo nel riprendere, ed affettuosissimo coi suoi alunni. Le sue lezioni si udivano con religioso silenzio, e tutti attenti pendevano dal suo labbro. A queste sue doti preclare devesi il gran vanto al nostro liceo-ginnasio di mandar fuori in ogni anno scolastico dei giovani bravissimi in matematica, che tennero poscia alto il nome degli Abruzzi nella Università di Napoli, tanto che a noi ebbe a dichiarare l'illustre professore Ianni, che i suoi migliori alunni erano sempre abruzzesi. Oh! come gongolava di gioia sentir bene dei suoi alunni, e quante lagrime di consolazione versava per essi! Con il lavoro assiduo e col sacrifizio costante di sé stesso, migliorò
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