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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, insegnante, Teramo (11-6-1884). [Inizio Voce]le sue condizioni finanziarie, e mantenendosi sempre onesto, integro ed indipendente spuntò i dardi avvelenati della calunnia, che mai si risparmiano, a chi col sudore della propria fronte tenta abbattere gl'idoli dai pie' di creta. Affettuosissimo padre di famiglia, ebbe l'immenso dolore di perdere due dei suoi adorati figli, ed ai due superstiti, Roberto e Guido, raddoppiando di amore ed interesse, impartiva con cure assidue istruzione profonda e valida. Nelle vicende del 1848 si dimostrò forte propugnatore di principii liberali, e fu allora, che sposandosi alla santa causa della redenzione d'Italia, divenne uno dei più ardenti fautori di essa. Pagò ben caro però tanto suo generoso ardire, poiché il Governo borbonico, negazione del diritto delle genti, lo sottopose a frequenti e minuziose perquisizioni domiciliari, finché nel 1858, dopo l'attentato di Orsini contro l'imperatore francese, fu costretto, per aver salva la vita, andare fuggiasco e ricoverare nelle case degli amici non tanto sospetti. Sorse finalmente l'alba della libertà nel 1860 e Carlo Campana insieme a molti altri compagni, poté restituirsi in famiglia, ed a luce meridiana seguitare a rendere preziosi servigi alla gran madre-patria, per la quale aveva tanto sofferto. Dopo gli stenti, le sofferenze e le privazioni venne anche pel nostro venerato maestro un po' di tregua, e finalmente nella sua vita tutto sembrava sorridere, tutto andare a gonfie vele, salute, floridezza, felice posizione sociale, riuscita esimia dei figli Roberto e Guido, stima e rispetto dell'universale. Ma ben poco doveva durare un tale stato, e la sorte, invida del benessere dei mortali, e quasi pentita di aver per pochi anni lasciata una pace relativa al nostro Carlo, raddoppiò di rigore contro lui, ed efferatamente lo colpì in quanto
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