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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, Atessa (31-1-1885). Atessa, 23 gennaio 1885 - Splendidi onori si tributarono agli avanzi dell'ottimo nostro concittadino Tito avv. Lizzi, alle 11 a.m. del 13 andante. Il suo feretro venne guernito di molte epigrafi, e la chiesa madre, addobbata a lutto, era gremita di gente, nei cui volti si leggeva la costernazione dell'animo. Portavano i fiocchi il nostro egregio pretore signor Rossetti, il Conciliatore signor Rancitelli; l'Assessore sig. Codagnone e l'avv. sig. Giannico. Seguivano la salma i Consiglieri Comunali ed i Soci operai con le proprie bandiere velate a bruno, i pubblici funzionari civili coi lodo dipendenti; la Scuola tecnica municipale coi rispettivi professori; i Maestri elementari ed un'onda di popolo che rendeva più imponente e solenne quella pia cerimonia. Ad onta che il tempo fosse stato piovoso, le strade brulicavano di gente e nei balconi altra gente era assiepata. Precedeva il feretro la banda musicale della nostra Città, e col mestissimo suono della sua marcia funebre, infondeva nell'anima tale una commozione, che, se non si piangeva, di dentro s'impietriva, al dir del poeta. I resti di quel caro estinto furono accompagnati all'ultima dimora, ed ivi si pronunciarono affettuose ed ornate parole, in lode del trapassato, dal nostro simpatico sig. Pretore che, animato da nobili sensi anche verso la nostra cittadinanza, esordì il suo dire con questi termini: "Di altro paese, ma non di altro cuore"; le quali possono tradursi nei seguenti: "Sebbene nato in altra terra, pure a me batte in petto un cuore atessino". Di ciò gli rendiamo le più vive grazie. Da quanto ho esposto, chiaramente si vede che il popolo atessano ha saputo, come proprio si conveniva, onorare con solenni esequie chi a lui fece onore. (F. di Francesco)
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