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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota (11-12-1886). L'ULTIMO DI UN DRAMMA - Pochi giorni di malattia trassero al sepolcro, nella notte di martedì al mercoledì, il vecchio patriota Antonio Camillotti. Non rimaneva che lui di quel dramma sanguinoso che 49 anni fa ebbe la sua catastrofe nella nostra cittadella, ed oggi, anche quell'ultimo ricordo vivente di un grande episodio politico della nostra regione, si è spento!... Quando, nel 1884, per sottoscrizione del Corriere s'inauguro la lapide per i fucilati di Penne, il povero vecchio volle farci dono di una copia a stampa di quella feroce sentenza che fu emanata in Teramo nella maggior sala della prefettura, - una di quelle stesse copie che nel 21 settembre 1837, si vedevano affisse per le mura della città. Noi la riproducemmo in quel giorno solenne, e l'animo suo non poté non gioire per quel ricordo che era il più soave della sua vita. Antonio Camillotti fu, a detta dei suoi contemporanei, il più perseguitato dalla polizia borbonica. Forse l'opera sua era altrettanto efficace nel lavorio che dai patrioti si faceva, ma certo è che in ogni minimo evento, il nome suo era sempre tra i primi ad esser pronunciato dagli gherri del Borbone. Così, scampato alla morte nel 1837, fu mandato a Napoli a domicilio coatto e, dopo il 1848, per undici anni dovette nascondersi alle ricerche della polizia. La famiglia Castelli fu per lui l'asilo benedetto!... Ne uscì nel 1860, e fu tra i più ardenti nella cacciata dei Borboni. Il nuovo Governo gli dié allora il posto di direttore delle nostre carceri, donde poco tempo dopo, per un disgraziato incidente, il Ministero dell'Interno lo traslocò alle carceri di Trapani. Non accettò, e piuttosto volle rimanere in Teramo, dove i suoi concittadini lo adibirono in cariche pubbliche, militando sempre nella parte
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