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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota (11-12-1886). [Inizio Voce]liberale, e manifestando in ogni cosa sua una mitezza di sentimenti ed una bontà di cuore, che fu sempre l'impronta dei Camillotti; di questa famiglia che oggi, per mancanza di discendente maschile, va ad estinguersi. Di più solenni esequie era meritevole il buon patriota; e si sarebbero avute, se la funzione fosse stata rimandata all'indomani. Nondimeno v'intervennero gli on. Delfico e Costantini, il sindaco e l'assessore Troiani, che tennero i fiocchi della bara; le società cittadine, la stampa ed altre rappresentanze. L'on. Irelli lesse in chiesa dell'Annunziata un mesto e patriottico discorso che riassumiamo nelle parti più importanti: "Ci vedemmo e ci abbracciammo pochi giorni or sono! Ci riuniremo ben presto nel regno dei giusti, dove troveremo i tanti nostri amici i quali ci lasciavano l'Italia nazione forte ed indipendente. Dirai loro che abbiamo tenuta salda la consegna da loro dataci avverso a quante peripezie ci si avvolsero d'intorno, ma, se pur con l'appoggio, durante la loro vita, di tanti che ci furono compagni nell'ardua impresa fu per essi difficile compito; molto più per noi lo fu, che mancati di numero, ci siamo trovati superstiti a dare sviluppo a tutte le aspirazioni nazionali, le quali dovevano dare una salda, graduale esistenza alla nostra nazionalità". L'oratore, dopo d'aver ricordato una parola sovrana, il cuo eco si è ripercosso in tutta Italia, continuava: "L'amico, che miro cadavere in quel feretro, Antonio Camillotti, appartenente a civile famiglia, i cui sei fratelli furon liberali ad ogni prova, nacque in Teramo ai primi dell'anno 1800 dal Dott. Carlo Camillotti. Egli esordì nelle sue peripezie politiche da quell'epoca, 1820, che fu la prima scossa al nefasto proposito del re avverso i popoli. Fu quello il primo tentativo contro il trattato
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