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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
ispettore di P.S., patriota, Mosciano S. Angelo (4-5-1887). [Inizio Voce]ai Romeo, a Benedetto Musolino, a Nicotera, a quella schiera forte di calabresi che non diede mai tregua al Borbone. Quando l'anno scorso fu qui Nicotera, questi lo baciò, lo abbracciò come vecchio amico. Il suo stato di servizio era uno dei più brillanti. Affiliato alla Giovine Italia, prese parte ai moti calabresi del 1847, tosto repressi nel sangue, e dovette fuggire per scampare la morte. Nel 48, dopo il 15 maggio, ribellatesi le Calabrie contro il Re spergiuro, egli fu comandante in 2. del battaglione cacciatori d'Aspromonte che die' molto da fare alle soldatesche borboniche. Ma avendo sorriso a queste la vittoria, il Saccà fu condannato a 30 di ferri, che in parte scontò al bagno di Procida, compagno di catene a molti abruzzesi. Amnistiato nel 1859, formò a Reggio un comitato d'insurrezione, ed appena dopo lo sbarco di Marsala, andò a raggiungere Garibaldi combattendo con lui sin sotto le mura di Reggio. Quivi il Dittatore lo nominò giudice della Gran Corte criminale, la prima Corte che amministrò la giustizia nel continente, in nome d'Italia e Vittorio Emanuele. Rassegnò tale carica, appena ebbe fine la Dittatura, e subito dopo il Governo italiano lo adibiva a cose più gravi, specialmente alla repressione del brigantaggio, in cui il Saccà rese dei grandi servigi a quelle province, ove molti Comuni gli conferirono la cittadinanza onoraria. Venne a Teramo nel 1881, da Messina. Coloro stessi che fanno la rettorica a freddo quando parlano di P.S. non poterono poi, in fondo negare nell'ispettore Saccà una grande mitezza di sentimenti ed onestà di propositi. Quanti onorano il patriottismo - non dell'ultima ora - dovranno spargere fiori su quella tomba onorata. [appr. 11-5-1887]
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