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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
vescovo, Teramo (7-4-1888). [Inizio Voce]disconoscendo i sentimenti dello stesso defunto, il quale, come abbiamo detto, non era un attaccabrighe, cominciò a fare una carica a fondo contro i liberali e contro l'attuale ordine di cose. Allora tutto l'uditorio, come un solo uomo, si rizzò in piedi ed abbandonò il tempio. Intanto il delegato Scala era già alle costole del fanatico prete e, senza tanti complimenti, l'obbligava a scendere dal pulpito. Fu un momento di panico e di dispetto generale, specie nelle numerose signore - e nel resto dell'uditorio - che nell'imprudenza del predicatore vedeva guastato il funerale del povero Milella - funerale, che, senza tema di esagerare, sarebbe riuscito imponentissimo. Alla truppa che arrivava per rendere gli onori militari che spettano ai vescovi, fu ordinato il dietro front. Fu in seguito il feretro accompagnato all'ultima dimora da tutti i preti, e da diverse carrozze signorili. - La tolleranza del Milella. La tolleranza del Milella, come abbiamo detto, era quella che si addiceva ad un gentiluomo - e non è fuori luogo rammentare un aneddoto che ben definisce il suo carattere. Una diecina d'anni sono doveva istituirsi nella nostra città una loggia massonica ed alcuni che volevan trovare i proseliti si diressero per invitarlo a farne parte, ad un medico, molto amico del Milella. Il medico, uomo di scrupoli, non mancò di parlarne al Vescovo. Eh, che ne dice monsignore? Il Milella rispose: - La massoneria è una società umanitaria che, ben intesa, ha fini giusti e morali, ma, volendolo, può farsi a meno di starci in mezzo. Il medico naturalmente non se lo fece dire due volte e mandò a monte la proposta. Col Corriere abruzzese monsignore stette quasi sempre in buoni termini, non ostante le non rare punzecchiature che gli davamo. Una volta facemmo una campagna edilizia contro
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