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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
(15-9-1888). T'han chiuso con un fiore in bocca e le mani in croce sul petto entro una piccola cassa ed hanno ribattuti i chiodi sul tuo capo! Spuntava l'alba; ed all'alba di domani scenderai sotterra! / Addio miseri avanzi d'una tenera vita che la bellezza infiorava, e l'ingegno pronto e vivace diceva pur troppo passeggera. / Fragile navicella lanciata nel pelagio immenso da contrarii venti combattuto, non valse a trarti in porto l'ardita mano d'esperto pilota, e gli abissi del nulla t'ingoiarono. / Addio, martire innocente del nero fato: io mi prostro tra i ceri che ti ardono intorno e depongo sulla tua gelida fronte l'ultimo bacio. / Che freddo e che silenzio in questa nuda stanza! E che silenzio di morte nel cuore del tuo povero padre! / Passa il bruno corteo per le vie deserte del borgo salmodiando, e dietro gli usci semichiusi, sule finestre delle case son faccie lagrimose di donne, sia qualche artigiano sull'angolo d'una strada a capo scoperto cogli occhi umidi di pianto. / E sia a voi solo conforto, sventurati parenti del caro fanciullo, questo plebiscito di dolore. Castelli 10 settembre 1888. (Prof. Eugenio Cerulli)
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