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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
poetessa, Firenze (10-10-1888). [Inizio Voce]ritta sul palcoscenico d'un teatro, col braccio teso e l'occhio ardente, declamare in Napoli, dove il fosco Borbone regnava, agli ascoltatori ansiosi e palpitanti, questi versi che agitavano e sollevavano le menti e i cuori di tutti: Ahi, scorgeranno gli occhi miei, recenti / L'orme sanguigna di que' pochi forti / Che di verace libertà frementi / Cadder per essa, vinti no, ma morti! / Mescersi udrò fino ai dogliosi accenti / D'orfani figli e vedovi consorti, / D'impudenti vigliacchi il plauso esoso / Che menton gioia, ove non è riposo! E di questi versi allora c'era molto bisogno. Il Secolo che riproduce pure il ritratto della estinta, scrive: "E' morta Giannina Milli, poetessa e improvvisatrice, una donna innamorata di tutto quanto è elevato e puro, e che il suo amore sapeva trasfondere nei cuori altrui colla più eletta ed efficace forma, quella della poesia. La Milli fu una improvvisatrice: la più potente forse di quante furono ai giorni nostri, perché in lei l'estro suscitato dall'ansia febbrile del canto sapeva trovare al pensiero la sua forma più vera e delinearlo con una precisione di linguaggio che rivelava la padronanza del forte ingegno sulla foga della improvvisazione. La natura le aveva fatto il maggior dono che sia concesso a mortale: il pensiero in lei diventava armonia e si traduceva nel ritmo della parola. Il Metastasio che cominciò la vita poetica e la fortuna coll'improvvisare, si lagnava della tirannia del verso e della rima che non gli permetteva di scegliere le idee, e diceva che mentre il poeta nello scrivere cerca a sua grand'agio le vesti per l'uomo, l'improvvisatore s'affretta a cercare tumultuariamente l'uomo per le vesti. Ed aggiungeva che a ben esaminare le poesie dell'improvvisatori "quante Angeliche si presentano colla corazza di Oriano e quanti
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