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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Nereto (12-12-1888). E, pur troppo, la negra ala della morte, batte inesorabile! A Nereto Martino Partenope muore nel pieno vigore degli anni, delle forze, degli affetti! Era uno di que' che basta vederli per definirne il carattere. D'aspetto tranquillo, serio, troppo serio, forse, spirava dagli atti suoi e dalla sua fisonomia, quell'aria gentile, manierosa, che rivelava in lui l'anima mite, cortese, adattativa! E portò questo carattere suo, infinitamente buono, in tutte le cose: e la stima e l'affetto degli amici non gli mancarono. Dalla sua villetta ei scendeva tutt'i giorni a Nereto; ma in questi ultimi tempi, si vedeva che scendeva a malincuore, quasi che soggiacesse a una vecchia abitudine. Lassù dove il paesaggio è stupendo e l'aria pura, ei sentiva le dolcezze ineffabili della famiglia che intorno a lui s'andava formando. Oh come, in qualche momento, avrà dovuto pervadergli l'anima, il sorriso di tutto quel verde, e il suono delle voci squillanti delle sue bambine rincorrenti le pecore sul prato: oh come quell'armonia di luce, di suoni, d'amore avrà dovuto lanciargli, dall'anima, sul labbro, un'esclamazione di contentezza! Povero amico! Chi avrà ora il coraggio di dire alle tue bambine ch'esse non han più padre, chi potrà dire una parola che conforti la tua giovane sposa?!... (G. Ciavatta)
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