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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, prefetto, Castellamare A. (3-7-1889) [Inizio Voce]quali sotto l'umile veste di modesti insegnanti di grammatica, ristoravano le lettere italiche e preparavano la gioventù alle lotte della indipendenza. E Mezzopreti fu seguace entusiasta di questi tribuni di libertà e divenne cospiratore: le famose giornate di maggio lo trovarono sulla breccia, e buon per lui se n'ebbe franca la vita. Il giorno 15 di questo mese memorabile nella storia dei tradimenti regii, fu preso e legato braccio a braccio col suo maestro ed amico Francesco de Sanctis, dopo essersi visto cadere al fianco ucciso dal piombo dei mercenari borbonici, il suo amico di stanza e di studi Luigi La Vista. Messo in libertà per mancanza di reato, fu rimandato in Abruzzo, dove fu novellamente arrestato e detenuto per sei mesi nelle carceri di S. Agostino in Teramo. Di qui fu rinviato nel suo paese sotto sorveglianza speciale. Quivi in seno alla famiglia tra gli ozii e l'aspettazione angosciosa del giorno vendicatore ebbe gran conforto nei prediletti studi letterari e scrisse lavori pregevolissimi: quello sulla "donna prima e dopo il Cristianesimo" merita di esser ricordato per elevatezza di concetti ed eleganza di forme. Infrattanto gli eventi si maturavano. Nel maggio 59 muore Ferdinando II e la corona passa al figlio Francesco, mente piccola e cuor meschino, poco amministratore, niente politico. Le congiure si moltiplicano, i cospiratori si addensano, e dentro la stessa reggia spasseggiano i traditori del sangue: il conte di Siracusa usa coi patrioti contro suo nipote e re delle due Sicilie, e gravi sospetti pesano sull'altro zio, conte di Aquila, che arieggava alla Orleanese. La marea rivoluzionaria monta, e l'ora della risurrezione di questa Niobe delle nazioni è sonata. Siamo al 1860, alla spedizione di Sicilia. E' questa la data più gloriosa del nostro risorgimento.
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