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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Corropoli (9-11-1889). A venticinque anni, pianto da tutti quelli che lo conoscevano, nella sua cameretta, che guardava l'azzurro Adriatico, fra le braccia dell'amico suo Nicola Catenacci, sulla sera, del giorno 3 novembre 1889, morì Vincenzo Flajani. A Controguerra per la prima volta egli vide il sole e sentì la voce della povera mamma sua, che gioiva e piangeva pel suo Vincenzino. Nel Collegio Bartoli di Senigallia si distinse per forza d'ingegno e per amore allo studio. Semplice, disinteressato, generoso, innamorato del bello e del buono, gaio egli era. Usando con lui, ciascuno si sentiva attratto per i suoi modi affabili e gentili, anche perché - schietto sempre - era di fermo carattere, e costante, specialmente nell'amicizia. Nella sua bandiera stava scritto: Frangar, non flectar. I funerali ebbero luogo in Corropoli e riuscirono imponenti. Il Municipio, gli alunni delle scuole elementari, condotti dai loro maestri, e tutti i Corropolesi che conoscevano per prova di quali virtù era adornato l'animo di Vincenzo Flajani, vollero, ieri, accompagnare la salma fino all'ultima dimora. Il Maestro B. Anastasi ed altra persona dettero l'estremo addio a quell'anima gentile. "La vostra lieta porpora, / Roselline d'inverno io non vedrò, / Le carni mie si sfasciano... / Domani al mio balcone non tornerò!" Questi versi tu ripetevi, quasi presago di quello che doveva accaderti, l'ultima volta che, insieme, o Vincenzo, passeggiavamo tra i fiori, lassù nella villa di colui che tu ritenevi fra i migliori amici. No, non tornerai al tuo balcone! Povero amico mio, come moristi giovane!... Corropoli, 5 novembre 1889. (Emanuele Foschi)
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