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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
sacerdote, insegnante, Teramo (13-9-1890). [Inizio Voce]per la patria e per la scuola! Pubblicò in vari tempi ed occasioni, poesie italiane, greche e latine. Una di queste composizioni gli valse la condanna del Borbone che lo notò in quel suo libro nero, da dove chi v'era scritto non veniva mai cancellato. "Uscite di speranza o voi che entrate". Se è vero quanto ci si racconta il poeta festeggiava il giorno in cui un chierico, suo amico, celebrava per la prima volta la messa e si contenevano in quei versi allusioni ai futuri destini d'Italia! Fu chiamato a scolparsi, gli fu mossa guerra allora e messo in grandissimo affanno! Era un vero tipo di prete liberale che più armonizza con le condizioni e col genio della nostra civiltà rigenerata dalla parola di Cristo! Altri dirà degnamente delle sue opere e della sua vita. Io ricorderò la Interpretazione di un passo difficile di Tucidite, lavoro tradotto e lodato dai più dotti tedeschi; ma l'opera che lo fece collocare fra i primi latinisti d'Italia è il carme Ad Regem Italiae. Esso spazia in una tele che se non è più vasta di quella di Omero, che canta la vittoria della civiltà Greca sulla già decrepita di Oriente, non di meno il concetto è grandioso perché rannoda lantica colla moderna civiltà e con alti sensi italiani, con forma classica canta l'epopea dell'italiano risorgimento nel quale splende, come luce di Dio, "il padre della patria". L'eloquio pieno di classiche reminescenze, eroico come quello di Virgilio, lirico come quello di Orazio, vivace e rapido come quello di Claudiano fece ammirare questa opera dai più insigni critici. In bello italiano fornì la traduzione il prof. Vito Tonti, che oggi insegna nel Collegio militare di Roma. Fu in questi ultimi anni e solo per le insistenti sollecitazioni degli amici che il Vinciguerra si accinse a fare queste pubblicazioni. Tanta
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