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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, politico, Alanno (23-7-1892). [Inizio Voce]nella maggiore città dell'Abruzzo, incominciando così la sua carriera di pubblico insegnante, difficilissima allora pe' tempi sospettosi che correvano, ma che egli percorse con splendore e con plauso unanime della gioventù studiosa, che da ogni parte d'Abruzzo traeva alla nobile città di Federigo. Le sue lezioni durarono fino al 1840, quando, richiamati i gesuiti, il pubblico insegnamento cessando di essere patrimonio cittadino, egli insieme ad altri fu dispensato dall'ufficio concedendogli, come allora si diceva, la metà del soldo. E si ridusse al suo paese nativo continuando privatamente ad ammaestrare e partecipando alla vita intellettuale di moltissime accademie, de le quali fu socio onoratissimo. Ma altri tempi volgevan. Un'aura di italianità percorreva vivificatrice la penisola e i cuori si riaprivano, pieni di fede, alle cadute speranze. Le civili e liberali riforme che mentre davano senso di vitalità moderna ai vecchi ordinamenti, facevano ne' petti degl'italiani rinascere l'antica fede per l'unità de la patria, non tardarono a penetrare tutto l'ordinamento scolastico. Scacciati nuovamente i gesuiti, i vecchi insegnanti del 1840 furono invitati a riprendere l'insegnamento, e il Marchese D'Ayala, intendente di Aquila con lettera del 15 marzo 1848 invitata il Ruggieri a "risalir questa cattedra, intorno a cui risuonò nel discenderne, il lamento della forte gioventù abruzzese". Credeva il D'Ayala, nella fede giurata del suo re, e al nostro Ruggieri commetteva l'incarico onorevole di recitare la prolusione per la riapertura degli studi nel reale liceo. Il Ruggieri, che era accorso al primo invito dell'egregio marchese, accettò l'incarico e il sei di aprile la sua parola ispirata al più forte e sano patriottismo suscitava entusiasmi nuovi ne l'antica sala del vecchio
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