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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, politico, Alanno (23-7-1892). [Inizio Voce]convento de' gesuiti. Egli credeva che l'unità di pensiero che doveva risplendere nei nuovi ordinamenti scolastici e la libera parola avuta, conducessero ben presto all'indipendenza de la patria e rivolgeva un caldo saluto "a quel drappello di animosi che apparecchiavasi di correre sulle sponde del Mincio e del Po e delle venete lagune in aiuto de' prodi Lombardi, così miseramente oppressi dal tirannico giogo tedesco". Ma gli applausi de l'uditorio e del Marchese D'Ayala, presente alla cerimonia, dovevan ben presto essere smentiti. Incominciava, poco palese, ma tremenda la reazione e il discorso del Ruggieri applaudito al sei di aprile, a la fine de lo stesso mese portava un sequestro al Gran Sasso d'Italia, giornale compilato dal nostro Ignazio Rozzi, dove il discorso era stato pubblicato, e una minaccia di un processo politico a lui. Il processo fu sventato per intercessioni di ragguardevoli e potenti cittadini e, credo dello stesso d'Ayala, ma una serie di piccole e persistenti persecuzioni non lo abbandonò che al 1859, quando tra perché stanco de la vita de l'insegnamento, a lui resa incresciosa da tante avversità, tra perché interessi di famiglia, lo richiamavano in paese, si ridusse nuovamente in Alanno. A questo punto incomincia un periodo nuovo e diverso de la vita di lui. Ridottosi in Alanno prese ad ordinare le sue faccende, alle quali intese sempre coll'unico intento di giovare a sé stesso, giovando gli altri. E la sua casa divenne allora, non in convegno solamente degli amici, ma il ritrovo d'ogni persona cui bisognasse una parola saggia, un consiglio sereno e disinteressato. Quante liti non si son composte nella casa di lui, quanti averi non si sono risparmiati: egli portava il giudizio suo retto e onesto, in ogni questione, e a lui ognuno ricorreva. Tanta
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