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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Nereto (25-3-1893). Ci scrivono da Nereto: Un male violento, ribelle a tutti gli sforzi della scienza, a ogni affettuosa premura, ha spento in giovanissima età Antonio Candelloro. Lavoratore instancabile avrebbe continuata l'opera del fratello suo Francesco che onestamente lavorando dié così forte impulso al commercio da mettere la sua Ditta tra le più forti e reputate della provincia e fuori. Lascia la moglie e tre tenere bambine e in quale straziante dolore, lascio imaginare. Il povero fratello che trepidante d'angoscia aveva seguito le ultime fasi del terribile male e che a lui era stato, più che fratello, padre affettuoso, volle che la salma fosse qui trasportata. I funerali che ebbero luogo lunedì riuscirono imponentissimi. Vi prese parte l'intero paese, senza distinzione alcuna di classe e molti amici di Giulianova e la commozione profonda si leggeva nel volto di tutti. Si può dire che sia stato un plebiscito d'affetto verso il lavoro onesto, coscienzioso. Precedeva la banda di Giulianova, seguivano le confraternite e dietro la bara, i cui cordoni eran tenuti dal cav. De Berardinis Ant., dal cav. De Luca, dal Sindaco Sorge e dal signor L. Ambrosi, si assiepava un'onda infinita di popolo. A metà strada, commosso fino alle lagrime, prese a parlare il Dr. Parere che tratteggiò brevemente la figura dell'estinto rilevandone le qualità di lavoratore instancabile, coscienzioso, onesto, lavoro che gli procurò l'agiatezza, ma che lo spinse così immaturamente a fine sì miseranda. Lesse poi un elevato discorso il cav. De Luca che così conchiuse: "Operai, fate largo a questo indefesso lavoratore sempre onesto e puro". Nereto, si può dire, da quando perdé uno de' suoi figli migliori, il sindaco Partenope, non ricorda funebri sì imponenti, sì spontanei per affetto.
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