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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
benefattrice, Teramo (29-3-1893). ANNINA SAVINI DE' BARONI ANGELONI - Uno spirito fine e colto, un raro tipo di gentilezza, un'anima eletta è scomparsa nella tenebra del sepolcro. Mi si spezza il cuore! Ieri una vita forte, rigogliosa: oggi un ricordo pietoso, un desiderio infinito! Quale dolore! La casa che ieri risonava dei gridi lieti de' suoi sette bambini, oggi è muta, ravvolta da un silenzio triste, pieno d'angoscia. Oh Dio, a trentaquattro anni, nel vigore delle forze, degli affetti, a trentaquattro anni, quando l'ufficio della madre è necessario, indispensabile, prezioso per una prole ancor tenera, cadere, inaspettatamente cadere, oh Dio, è doloroso, è straziante! Aveva trentaquattro anni, era nata in Roccaraso in quel d'Aquila, da genitori illustri per casato e per censo ed era venuta qui dodici anni fa sposa felice al sig. Francesco Savini. L'educazione squisita ricevuta, non tardò a mostrarsi. Si vide e s'ammirò subito in Lei uno spirito gentile, raro. Era colta, aveva un gusto squisito per le arti, era estremamente pietosa, ma Ella non mostrava di essere né l'una cosa, né l'altra, perocché queste sue elette qualità celava sotto una modestia che non sarebbe parsa vera, se non si fosse stati certi dell'anima sua che era pura e candida. Era colta e della sua coltura non fece mai sfoggio non solo, ma quanto alcune volte parve volesse far credere il contrario; - aveva uno squisito senso artistico e predilesse le arti che Ella incoraggiò nella nostra provincia - era estremamente pietosa e dai tuguri, dai giacigli vengono oggi gridi disperati di dolore. L'angelo della carità non varcherà più la soglia del vecchio tugurio, esso non s'appresserà più al povero giaciglio! E questa città, sua seconda patria e per la quale essa sentiva affetto indicibile,
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