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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
tenente della milizia, Castellamare A. (17-1-1894). L'egregio barone de Landerset ci scrive: Castellamare adr. 14 genn. '94 - Preg. sig. Direttore, Un senso di grande costernazione, mi ha impedito finora di scriverle per pregarla di annunziare nel suo giornale ai parenti ed amici del povero Peppino Conti, la di lui dipartita nel dì 22 dicembre ultimo da questo mondo, in cui non trovò che rari giorni di letizia, e molti di pene, di traversie, di lagrime. D'ingegno pronto, di salute robustissima, di bello aspetto, di cuore generoso, egli apparteneva ad agiata famiglia di Spoltore, e nella unione con gentile, simpatica e nobile donzella, provò soddisfazioni dolcissime, e vide esaudito il voto più ardente dell'animo suo. Avrebbe dunque potuto vivere lunghi anni felici! E pure è sceso nel sepolcro giovanissimo, dopo tre mesi di un male ribelle ad ogni cura, dopo tormenti sopportati con coraggio ammirevole, con cristiana rassegnazione. Furono forse i travagli dell'animo, che aprirono la via al morbo insidioso? O questo lo colse perché animato dall'affetto, dalla gratitudine, dal sentimento del dovere, lunghe cure prestò al suocero infermo? A queste domande, ahimé, niuno potrà rispondere. Tenente nella milizia territoriale, Peppino Conti avrebbe con entusiasmo prestato servizio al primo appello della Patria in pericolo, perché appartenente a famiglia di liberali, e liberale anche lui. Non ebbe tempo, il caro estinto, di coprire pubbliche cariche. Ma grande stima gli portarono i suoi concittadini, i quali gli offrirono i loro voti per farlo sedere nel Consiglio del Comune, ed anche una volta in quello della Provincia. Egli però, sempre modesto, rifiutò questi voti, credendo di essere impari all'ufficio che si desiderava affidargli. L'affetto che ebbi per l'estinto, i vincoli che a lui mi strinsero, mi fanno provare il bisogno di scrivere queste poche parole, ch'Ella, egregio sig. Direttore, si benignerà certamente di pubblicare.
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