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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Torano Nuovo (22-5-1894). A diciannove anni, quando le fragranze dei fiori e le bellezze della natura suscitano negli animi giovanili commozioni di teneri idilli e di care illusioni, quando dal casto labbro della verginella si eleva semplice una preghiera a quella Pia che dal cielo la protegge e le sorride, a diciannove anni, pura come colomba volava agli eterni Elisi il dì 17 maggio in Torano nuovo la signorina Giselda Galiffa, rapita da fiero morbo. Se è doloroso il morire in un'età così giovane, dolorosissima certamente è stata la morte alla infelice Giselda, la quale aveva appena incominciato a pregustare il felice avvenire, che le era riposto, ed a cui tutto sorrideva dintorno. Era buona, era bella ed era la delizia dei suoi genitori, i quali la rimpiangeranno sempre inconsolabilmente. E chi potrà consolarti di tanta perdita? La loro diletta Giselda, che era l'angelo della casa, che mostrava senno superiore alla sua età, che faceva da madre amorosa ai fratelli ed alle sorelline, che era pia, caritatevole, gentile, affabile con tutti, non potrà essere dimenticata da nessuno e tanto meno dai desolati genitori, ai quali con l'animo profondamente addolorato facciamo le nostre più sentite condoglianze, per la grave sventura che li ha colpiti e che noi possiamo bene misurare, conoscendo le rare virtù che adornavano l'impareggiabile Giselda. E ora salve, Spirito felice, un giorno casta donzella: non più il tuo volto ridente come la collina su cui si eleva la casa paterna allieterà le deserte mura, non più le profumate aure dell'aprile ripeteranno ai colli vicini la dolce tua voce, no, tutto è muto d'intorno. Nel giardino domestico non crescerà più il bianco giglio e l'umile violetta cui la tua mano di bel mattino innaffiava; no, non cresceranno più; solo spunteranno l'oconito e il cipresso, simbolo dello smisurato dolore dei tuoi cari. Un fiore ed una lagrima sulla tua tomba. (Alessandro Zaccheri)
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