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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
docente universitario, deputato (8-12-1894). [Inizio Voce]giudizio e l'anima sdegnosa, che due cose sommamente odiò, il falso e l'obbietto, e subordinò al culto del vero e dell'onesto ogni amore ed ogni riverenza di persona. E ti chiudesti in quegli amori; Altro più tenero e men severo, metteva la sua dolce nota nella bella armonia del tuo cuore, ma prevalse il ritmo severo della musica dorica, e il lato tenero e sentimentale dell'anima tua si effuse nell'amicizia, e circondò, come in calda atmosfera, la tua scuola ed i tuoi giovani. Così nel nostro patrio Abruzzo alla maestà delle ardue giogate risponde la dolcezza dei olivi ombrosi e dei verdi piani e al sorriso del suo cielo si sposa il sorriso della sua marina! Per molte impetuose vicende la lotta per la vita ti trasse ma non ruppe mai il truce volere, e non ti fece Né torcer collo né piegar tua costa. Né mirabil cosa!, la vanità con le pungenti ferite, valse a svolgere il tuo sguardo dal tuo pensiero e dall'opera tua a te stesso, e più ti colse dell'opera che della lode, e più ti piacque di sapere che d'esser saputo. Al dolore della tua famiglia scientifica si sposa quello della tua terra nativa, ed alle mie mani è affidato il compito pio di spargere per esse fiori sulla tua bara, ed alla mia povera lingua l'altro assai arduo, di esprimere quelli dinanzi alla tua salma orbata appena del tuo nobile spiro. Noi non ti dimenticheremo, o concittadino, o amico, o collega e maestro; non morrai tutto, la forma mentis che onorammo ed amammo in vita starà più salda del bronzo e del marmo negli animi nostri e dei nostri. E il tuo nome suonerà onorato così per le vecchie e nuove aule del nostro ateneo, come per le città della dolce terra nativa. In nome della patria, per cui sedesti quattro volte nell'assemblea legislativa, in nome dell'Università che reggesti fortiter et suaviter, e che fu la tua patria scientifica, io ti do, o amico, col cuore spezzato dell'amico l'ultimo addio!"
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