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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
senatore, patriota, Teramo (6-2-1895). [Inizio Voce]al cimitero. Sulla sua tomba, tutt'i patrioti, tutti quelli ai quali non è ignoto quanto è costata questa Patria, deporranno un fiore ch'è quello della riconoscenza. (9-2-1895) PAROLE DETTE DAL PROF. PANNELLA PER L'ON. IRELLI - Signori, E' pur bella la terra, stanza dell'uomo, sopra tutto quando questa è l'Italia e parte d'Italia. Egli vi apre gli occhi alla luce, vi sorride ai sorrisi della mamma, vi scalda il cuore ai primi affetti e vi risveglia l'intelligenza allo splendore del vero, vi ascolta la parola amorosa della madre e il dolce comando del padre e vi gode le innocenti gioie della vita. Questa prima stanza dell'uomo, o Signori, ha nome famiglia. Accostiamoci con riverenza a quello di Vincenzo Irelli che nel 1805 vi vide la luce. Simile a rocca è custodita due scolte, sempre vigili ed incorruttibili, Pasquale, il genitore e Maria Giuseppa, la madre, gentildonna teramana della casa Manoja, coniugi felici del loro primogenito Vincenzo che biondo cresce e bello e di gentile aspetto. Davvero ricca di virtù è questa famiglia e la scritta nec aere nec ira del suo stemma ce ne addita il retto modo e misura della vita. Il giovanetto Vincenzo vi crebbe forte di mente e di corpo alla scuola dei suoi, operosi e massai. Su questa prima età, o signori, sta il segreto dei lunghi anni del nostro cittadino egregio, a cui oggi rendiamo i supremi onori. Soffermiamoci su questa vita a sua lode e a nostro ammaestramento. Egli passò tranquilli i primi anni e afforzò la bontà del suo cuore e la ricchezza del suo ingegno con la pratica della virtù, con lo studio ed entrando ben per tempo nelle grazie dei migliori cittadini che molti e grandi qui erano raccolti nella prima metà di questo secolo: i Delfico, i Comi, i Costantini, i Forti, i Michitelli, i Gammelli, i Marozzi, i Saliceti,
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