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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Civitaquana (27-2-1895). Fra lo schianto dei genitori e dei parenti, tra lo stupore degli amici, tra le copiose lagrime di tutto un popolo si spegneva in Civitaquana nella notte del 16 febbraio la esistenza della quadrilustre giovanetta Benita Faricelli. Era bella, come una delle divine concezioni dell'Urbinate; era innocente, come innocente è l'anima di un bambino; era pura, come è pura l'ultima prece che innalza a Dio, morente pellegrino. Era la gioia, la meta de' genitori; era la delizia, l'orgoglio, l'avvenire, la speranza del giovane sig. Francesco Fanciulli di Catignano suo promesso sposo. Ma la Parca inesorabilmente crudele volle recidere lo stame di così preziosa esistenza e disperdere in soli tre giorni di morbo ferale un tesoro di bellezza, di virtù casalinghe e di speranze. I derelitti genitori intanto e l'inconsolabile giovane che le aveva, come in un pugno, consacrato pensiero, giovinezza ambizione e poesia di sentire, nell'immensità del loro dolore non intendono ora conforto umano. Possa lo spirito della candida Benita aleggiare intorno ai suoi cari ed in una celeste corrispondenza di amorosii sensi, trasfondere nei loro petti dolce e serena la rassegnazione ai volerii imperscrutabili di Dio. Catignano 20 febbraio 1895
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