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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Città S. Angelo (12-6-1895). Città S. Angelo 10 giugno - Povero Don Domenico Feliciani! ripetevasi ieri mattina in ogni dove, possibile che sia morto, se l'ho visto ieri sera? Stava tanto bene!... Eppure è così, quel colosso dalla fibra robustissima e gagliarda, si è spento improvvisamente, il sonno quotidiano del riposo erasi lentamente mutato in sonno eterno. E' caduto in sulla breccia perché il giorno, come il solito, era stato in campagna a regolare e dirigere i lavori campestri preparandone altri per il lunedì vegnente. Derisione della sorte... era l'ultimo saluto invece, l'addio che dava alle sue occupazioni predilette. Nato nel 1840 a Roccafluvione (Ascoli) da ricca e distinta famiglia, da molti anni erasi stabilito qui, e propriamente quando la morte strappando ad un'adorata famiglia il fratello suo, egli giurava su quel caro cadavere di non abbandonare mai gli orfani, di essere egli il secondo padre, e lo fu realmente, coscienziosamente. Di costumi intemerati, probo, onesto, laboriosissimo spese tutta la giovinezza a prò dei nipoti, fino al sacrifizio di tutto sé stesso, ed era felice pago nel ricambio schietto, tenero di tale famigliare affezione, che era della sua modesta esistenza, l'unica aspirazione. Iddio pietoso non ha voluto amareggiarti l'ultimo istante di tua vita col distrarre cosciente dai tuoi amati congiunti, ma se le lagrime della virtuosa tua cognata e caro figlio giungono fino a te assieme al dolore immenso del tuo prediletto e ottimo nipote Serafino, oh allora vedrai quanto strazio e vuoto hai lasciato nella mesta famiglia e quanto sarà benedetta la tua tomba lagrimata e prematura, o povero D. Domenico! (Carmen)
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