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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
studentessa, S. Benedetto del T. (26-8-1896). [Inizio Voce]doveva essere la tua tomba lagrimata, immatura! Quanto fu lugubre e straziante per me rivederti in quella fredda e gelida camera di morte, col tuo bel sorriso d'innocenza e di bellezza inviolata, là vicino a quel mare implacabile che aveva un mormorio strano, assordante, funereo e parea si ripercorresse in esso il grido di dolore dei poveri genitori che non ti vedranno più mai!... Oh quella scena pietosa non si cancellerà giammai dalla mia mente, quel grido del mare io lo sento ancora, o mio angiolo, e pare imprechi all'avverso destino che ti ha involata nel fiore più bello degli anni, dodicenne, quando ogni giorno che spunta ha nuovi sorrisi, arcane promesse. Ti coprii di rose, di gelsomini, ed ogni fiore aveva una lagrima, un bacio della mamma stessa desolata e che di persona io ti portai piangendo quando già tu eri in un mondo migliore e più a noi non davi ascolto! Fra le delizie celesti prega, Nanella, prega per i tuoi inconsolabili genitori, solo dal Cielo essi possono attingere quella fortezza d'animo e salda rassegnazione perché la fede non vacilli, né si finiscano innanzi tempo di dolore. I FUNERALI - Per simili sventure non vi sono conforti, ma se pur lievi vi fossero dovrebbe attingersi nel compianto universale. Tutti indistintamente hanno preso viva parte a questa terribile sciagura, e S. Benedetto del Tronto ha dato pruova ancora una volta di gentili e pietosi sentimenti. Una calca di popolo, come non s'era vista che in poche e solenni circostanze s'assiepava attorno al convitto molto tempo prima che avesse luogo l'uscita del cadavere. Con l'accelerato giunsero moltissimi parenti da Teramo e la cassa dal convitto fu scesa da Palombieri, Mezucelli, Paris L. e Rubini che la misero sul ricco carro funebre, né vollero che altri toccassero le spoglie di sì cara fanciulla.
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