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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
deputato, Atri (27-4-1898). Sabato scorso un telegramma del Prosindaco di Atri sig. de Rosa dava al Prefetto una terribile notizia: alle 6,30 del mattino il comm. Antonio Finocchi, da tre mesi infermo, stanco di soffrire, aveva posto fine ai suoi giorni con un colpo di revolver alla tempia. L'annuncio triste si sparse in un baleno per Teramo, e generale fu il rimpianto, profonda fu l'emozione. Non minore cordoglio ha dovuto provare la provincia intera, dove il Finocchi era conosciutissimo per le sue alte doti e di mente e di cuore. Il vuoto che infatti egli lascia nella regione non è facile a colmare. Una delle menti più equilibrate, spirito eletto, di forme signorili, buono con i buoni, fiero con i cattivi, amministratore oculato, perspicace, parlatore sobrio, lavoratore indefesso che mai si ritraeva quando il paese lo chiamava, il nome di Antonio Finocchi onora altamente la forte generazione che tramonta. Decano illustre dei sindaci del teramano, aveva portato la sua Atri che egli immensamente amava, ed a cui aveva dato tutto sé stesso, al livello delle città civili. Presidente del Consiglio provinciale del 1. Abruzzo ultra, e deputato provinciale per più anni, consacrò all'amministrazione della sua provincia quanto di meglio egli aveva di sapere e di lavoro. Deputato al Parlamento nazionale per tre legislature si distinse per operosità e per liberali convincimenti che del resto egli aveva attinti dalla giovinezza, essendo stato nella sua Atri instauratore dei nuovi ordini e politici ed amministrativi. In questi ultimi tempi, pieno di malanni pei quali dovevasi spesso assentare per curarli, aveva abbandonato molte cariche pubbliche, ultima quella di sindaco, da cui aveva rassegnato le sue dimissioni due mesi fa, dimissioni però non mai accettate. La
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