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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
(20-5-1899). A Carmela Parere! - Oh quanto è mai triste il compito mio, e convien dire che la negra ala della sventura abbia preso di mira vite carissime ed a me amiche, se sopra un'altra tomba, ahimé troppo presto dischiusa, debba oggi scendere il tributo del mio pianto. Oh povera Carmela! Come improvviso si è spento il fuoco di tua giovinezza, come precocemente sei stata rapita all'affetto dell'inconsolabile marito, D.r Arcangelo alle carezze di quattro tenere creature! Ci vuol coraggio, invida Parca, ci vuol coraggio a strappare alla vita una giovine madre, quando la sua sacra missione è appena cominciata, quando una nidiata di bimbi hanno ancora tanto bisogno di baci, di carezze e di cure materne. Simile a quella mano audace, che nello svellere un fiore recide i teneri germogli, somiglia la morte in sì pietoso caso. Una vita distrutta... oh quante altre ne rimangono spezzate, finite... come sarà ora l'esistenza del bravo dottor Parere, che nella sua Carmela, aveva trovato il vero Angelo tutelare, la compagna tenerissima, esemplare, l'ideale della sua vita così piena di lavoro e di miserie umane! Poveri figli... il ricordo della madre affettuosa, giovane, bella e cara, sarà per loro come una visione soave, evanescente che brillò un giorno e poi sparve nelle tenebre del tempo, della tomba. Riposa nel signore, o sventurata Carmela, che pur morendo giovane, di te si può dire, che molto vivesti, perché di sposa, di madre, ne fosti la più gentile espressione. Assista il tuo Spirito il desolato padre, quando i piccoli inconsci ancora di tanta sventura, ti cercheranno invano nella casa solitaria e fra i singhiozzi ripeteranno la straziante frase: "Mamma, mamma"!. All'innocente invocazione sii tu, o povera Anima, di conforto al compagno affettuoso della tua prima
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