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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Penna S. Andrea (10-6-1899). Da Penna S. Andrea si apprende la morte avvenuta jeri di Emidio de Marinis, ricco e generoso cittadino di quei luoghi, sposo amato di una virtuosa signora teramana. Oggi gli saranno resi gli estremi onori. Alla giovine vedova, ai figli, agli altri parenti le nostre più vive condoglianze. (14-6-1899). Penna S. Andrea 12 giugno - Emidio De Marinis. Era giovane, non aveva che trentotto anni appena; era marito di un'adorabile Signora e padre di tre amori di figliuoli, un maschio e due femmine: gentiluomo di largo censo, godeva d'ogni sorta d'agiatezze. Eppure - ahi crudo destino! - eppure è morto. Ed è morto di una malattia inesorabile, a dispetto quasi di ogni mezzo di cura messo in opera, nonché di ogni più delicata attenzione usatasi, sempre, con una diligenza e una perseveranza più unica che rara. Vuolsi, come mestamente cantò un antico poeta greco, che "muor giovane colui ch'al cielo è caro". E sia: credere, sperare, se non illudersi anche addirittura, in certi casi luttuosi della vita, fa sempre tanto bene. Ma, comecché caro al cielo, certo che per noi perdere il De Marinis è stato un colpo, uno schianto dei più terribili. Egli lascia tale desiderio di sé nel cuore degli amici, tale un vuoto di cari e santi affetti nel seno della desolata famiglia, con senso insieme di tanto sconforto nell'animo di tutti che lo conobbero, nel paese e fuori, e seppure degnamente apprezzarlo; che a mitigare in parte l'acerbità del dolore per la sua dipartita, solo balsamo efficace non può essere che il tempo. Quanto a me almeno, per ora come per un pezzo ancora, io non so né posso rendere alla sua memoria altro tributo di affetto, e non quello, nel mio segreto, di sincere e calde lagrime. Vale, o mio povero diletto amico! (G. Torretta) [appr.]
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