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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, deputato, sottosegretario, Roma (20-7-1899). [Inizio Voce]ostentazioni, senza moneta, non come costumano gli odierni trafficatori della pubblica opinione e del pubblico danaro. Per ciò sembrò inerte ai simoniaci, ai quali rimarrà terrore e ammonimento. In queste ore oscene, laceratrici d'ogni carattere, d'ogni coscienza, egli grandeggiò nella sua modestia, egli risplenda nella sua povertà. - Fatemi largo, - ei pronuncia sommessamente. E sembra un grido, quasi un allarme: e tutti si scostano obbedienti. Qualche retore inquieto osò chiedere come a protesta: - Ma chi è questi che osa parlare così? E con tal detto volle lanciare il veleno fra il volgo che strepita e predilige il faccendiere. - E' forse un grande avvocato?, domandò il falso tribuno, mentre il retore si era già messo in disparte. - No: e poi che virtù sarebbe? ce ne son tanti!, rispose una voce. - Ma è un gran politico? - Nemmeno: che pregio sarebbe? - Ho compreso: è assai ricco? - E ti sembra dignità? - Ma allora è forse un sapiente? - Sarebbe molto ma non tutto. - Io non so dire altro. E tacque - tutto aveva dimandato, fuorché se quell'uomo fosse onesto - Ma quando lo seppe, chiese umiliato: - E chi non lo venera? - Tu, che quella virtù dimenticasti. - E' vero, replicò il tribuno confuso; e volto alla turba gridò: Quegli è giusto, onoratelo! Ora il giusto è morto: e la memoria sua resta come un presagio per l'avvenire della città natale. (Aurelio Caponetti) [appr. 22-7-1899] [appr. 26-7-1899] [appr. 29-7-1899] [appr. 2-8-1899] [appr. 19-8-1899]
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