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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
studente, Teramo (24-1-1900) [Inizio Voce]prezzo reso il tuo tributo alla natura, convergerai almeno per pochi istanti il tuo nobile spirito a quello dei tuoi maestri e dei tuoi compagni di sì fuggevole ed infelice giovinezza; compagni che ti rimpiangono sentitamente e che nelle frequenti lotte della vita sapranno nel tuo esempio ritemprare l'animo loro per crescere virtuosi cittadini e sempre degni di una patria libera e civile. Ed ora addio. Possa il tempo almeno in minima parte lenire il sommo dolore di tutte le persone state a te più intime e care, e quello di noi tutti, che di te conserveremo un ricordo mesto immutabile e per tutta la vita. Quel Dio «che atterra ed affanna — che suscita e consola» apporti e presto alla buona mamma tua, che tanto hai adorata, quella pace che in tanta iattura abbisogna; e questo Dio colla sua giustizia ti benedica in eterno. Vale, gentile fiore teramano da inesorabile falce sì presto reciso; e riposa in pace. — Discorso del prof. E. Crovato — Pochi giorni or sono Quintino Cerulli-Irelli inneggiava nel suo ultimo componimento alle bellezze della vita e salutava, diciassettenne, il rigoglioso suo fiorire. E ora ecco davanti a noi lo scolaro dilettissimo, che più non ode, il cui sonno si è fatto eterno. Tu, varcato appena il limitare della vita; tu, circondato dalle tenere sollecitudini dei cari parenti, da tutti amato per l'ingegno vivace, per la bontà serena, per il geniale aspetto, tu, cui sorridevano durature gioie terrene, non sei più tra noi! Sembrerebbe un doloroso sogno! E le mie povere forze vorrebbero ribellarsi alla volontà di compiere questo mesto ufficio; ma dinanzi a sì cruda realtà, dinanzi a tanto palpito di vita spento, a tante illusioni spezzate, a tanto sorriso d'amore e di famigliari letizie, dissipate per sempre, l'anima mia, quasi a rattenere ancora la salma
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