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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
poeta, Macerata (30-6-1900) [Inizio Voce]Moruzzi, Mosca, Mezucelli, il Preside del Liceo, altre autorità, una larga rappresentanza degli Uffici, delle Scuole, del corpo sanitario e del Foro, e un grande numero di amici ed estimatori del cav. De Angelis. La salma, rinchiusa in una ricca cassa di noce intarsiata, era accompagnata dal fratello dell'estinto, cav. De Angelis, dal sig. Achille Romani, e dalla commissione isolana che s'era recata a incontrarla a Giulianova. […] L'avv. Campanella, in nome della nostra città, pronunziò commosso le seguenti parole: — Alla salma di Ludovico De Angelis permettete, o Signori, che, in nome della città nostra, io dia il supremo e mestissimo addio. Egli dette alla nostra Teramo gli anni più belli della vita sua, della balda e fiorente giovinezza; dette il frutto più puro dell'ingegno e degli studii suoi che furono mirabili. E nelle manifestazioni all'arte, qui, tra noi, rifulse di vera gloria. Ebbe, infatti, facile il verso, di struttura sempre squisita e finissima, caldo ed arguto il pensiero, alata e vivida la fantasia. Ebbe la grazia, la gaia festività del Giusti, e di lui anche l'aculeo pungente, il sarcasmo fiero ed educatore ad un tempo. Le sue più belle poesie sono ancora popolari tra noi, e tra esse quelle che mordevano, con altissimi intentimenti civili, i nostri costumi politici e parlamentari. Ed accanto alla mente elettissima ebbe cuor d'oro, purezza di costumi, accompagnate da semplicità quasi infantile di vita. Lo amavano però tutti ed erano tutti orgogliosi dell'affetto, dell'amicizia sua. E mentre un alto e luminoso destino lo aspettava, e la gloria, co' primi suoi raggi, lo baciava in fronte, immane sciagura spense l'intelletto, spense i sogni dorati della fantasia, spense gl'ideali inesausti, ardentissimi dell'anima sua. E pensiero, fantasia, ideali da quel
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