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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Montone (30-8-1902) Ierisera, colpito da fiera e ribelle polmonite moriva in Montone il sig. Stefano Moruzzi, padre dell'Avvocato Francesco e del Dott. Vincenzo. Sebbene settantottenne, pure era forte, pieno di vita e di spirito, e nulla faceva intravedere una morte in sì breve tempo, tanto più che la sua fibra tenace ed ancora vigorosa lo faceva lottare strenuamente, con una certa speranza di vittoria. La Parca ha voluto essere inesorabile, gettando nel più atroce dolore la famiglia e il fratello suo Prevosto D. Vincenzo, che lo idolatrava. La memoria, l'incancellabile esempio di padre che sente altamente la missione dell'educare, rimane e rimarrà scolpita in tutti. Egli seppe, coadiuvato dal fratello, formare due perle di gentiluomini, di cittadini onesti, di valenti professionisti. Non era di nascita nostro concittadino, ma moscianese nelle aspirazioni, nella vita pubblica e privata e da tutti sommamente stimato e ben voluto. Le sue nobili doti di cuore, di animo formano di lui un prezioso tesoro: amava anzitutto il buono, il vero ed aveva una fonte inesauribile di patriottismo e di liberalismo. E per l'attuale regime di libertà ebbe a soffrire nel 60, e nel periodo delle rivoluzioni, quanto poteva immaginare un governo borbonico. Fu per parecchi anni fuggiasco, e solo potè tornare nell'amplesso della sua famiglia, quando caddero i suoi persecutori. Ricordo di lui — e lo ricorderò sempre — un triste periodo della sua vita: la malattia e la morte del suo amato Luigino, mio amico d'infanzia, compagno di studii e di giovanili trastulli. Sulla sua fronte serena e veneranda mai apparve lo scoramento: sperava, sperava sempre........ e quando da amici gli fu annunziato la immane sciagura, ammutolì, perdé l'abituale sorriso e da quel giorno non vidi più sfiorare
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