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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scrittore, letterato, politico, filantropo, Teramo (15-12-1904) [Inizio Voce]in questo tempio — per — Giuseppe Savini — strappato da crudele malattia — alla famiglia, alla Città, all'affetto dei buoni — di appena LVI anni — più gradite saliranno a Dio — perché han compagne le lacrime — di quanti trovarono soccorso, consolazione — nella inesausta carità — del Cittadino ottimo, desideratissimo. — Attorno al tumulo. — Visse anni LVI — trascorse gli anni giovanili — viaggiando studiando — Marito, padre affettuosissimo — lascia esempio imperituro — di vita intemerata ed illustre. — [...] Lungo le vie percorse dal corteo si agglomeravano reverenti migliaia di cittadini e tutte le botteghe eran chiuse in segno di lutto. A Porta Madonna dette alla venerata salma l'estremo vale il Cav. Luigi Paris. — L'elogio. — Cittadini, Non ci sgomenta la morte, questa grande trionfatrice di noi e di ogni cosa nostra e che insieme è una natural forma di selezione e di evoluzione e perciò fonte di novella e perenne vita. Ma ci vince per indicibile dolore, allorché, quasi a conformare la verità di un detto dell'antica sapienza, abbatte i migliori nel pieno vigore delle loro energie tanto necessarie al civile consorzio. Così ha rapito Giuseppe Savini nel meglio dell'età virile e quando ai figli, agli amici ed alla patria tutto il tesoro delle sue attitudini non aveva ancor dato. E lo strazio si fa maggiore pensando che i migliori non sono molti in alcuna Città, ed in alcun tempo! Giuseppe Savini all'animo mite ed aperto ad ogni più gentile sentimento, alla immensa bontà del cuore ed alla grande lealtà del carattere univa l'ingegno pronto ed una coltura che dissimulava per innata modestia, ma che non perciò era meno apprezzabile, siccome basterebbero a provare le sue pregevolissime pubblicazioni tra le quali merita speciale menzione un saggio sul dialetto teramano.
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