![]() |
L'Ultima Dimora |
agrimensore, Teramo (1-1-1905) Il giorno di Natale la famiglia di Enrico Ferrante, che gode così larghe simpatie nella nostra città, fu colpita da una grande, inattesa sciagura. Il figlio Giulio, perito agrimensore, impiegato presso la Direzione Generale delle ferrovie adriatiche in Firenze, vivamente desiderato dai suoi cari, appena giunto in Teramo, fu colpito da un male violento, ribelle ad ogni cura, che in breve ora lo rapì per sempre all'affetto dei suoi cari. Povero Giulio! Simpatica figura, era un carattere d'oro, leale, modesto per quanto studioso e diligente nell'adempimento del suo ufficio, cosa che gli aveva fatto già guadagnare la stima e la benevolenza dei superiori. All'annunzio del caso veramente pietoso, tutti vollero testimoniare il loro dolore alla desolata famiglia — ed il povero Giulio, ebbe un accompagnamento indimenticabile. Vi erano tutti i parenti, il personale ferroviario, gl'impiegati postali e telegrafici, i rappresentanti della Camera di Commercio, ed un largo stuolo di amici — Moltissime e belle corone furono deposte sul feretro. [...] Sulla porta della chiesa del Carmine leggevasi la seguente bellissima iscrizione: Giulio Ferrante — Richiamato da dolce desio di domestica gioia — a godere le sante feste — in seno alla famiglia diletta — fu colto da morte — inesorabile e repentina — a soli XXVIII anni. — Anime gentili — in questi giorni sacri alla poesia del focolare — considerate e lagrimate — il caso tristissimo inenarrabile — di chi ne è strappato per sempre — nel fiore della vita e delle speranze. — La famiglia Ferrante, a mezzo nostro, ringrazia tutti i parenti, gli amici e quanti altri presero parte, con pietoso pensiero, alla grande sventura da cui venne colpita.
|