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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scrittore, letterato, politico, filantropo, Teramo (15-12-1904) [Inizio Voce]Fu in lui notevole altresì la semplicità della vita, non essendosi mai valso del fasto del suo largo censo nè circondato di agi smodati: perchè per lui la ricchezza non ebbe lo scopo di soddisfare ambizioni, desiderio di dominio o altro ignobile appetito, ma invece quello di beneficare, e largamente soccorrere i poveri e gl'infelici certo più di quello che possono aver indovinato gli stessi suoi famigliari. Ognuno di noi quindi può immaginare quanta dovizia di virtù e di affetto portò quest'uomo nella famiglia, dove un tipo di gentilezza e di grazia soavissima abruzzese partorì nella bellezza e nel più fecondo amore figliuoli degnissimi dei genitori e sicura speranza della patria. Più note però si fecero le energie di Giuseppe Savini nella vita pubblica, dove per unanime consenso dei cittadini tenne quasi tutti i maggiori ufficii e dove lascia un vuoto che difficilmente si giungerà a colmare. Forse alcuno potrà superarlo per ingegno, altri per intuizione più felice dei tempi moderni, dei mezzi più acconci per la grande iniziata trasformazione economica e sociale, ma niuno avrà quell'equilibrio delle diverse facoltà dello spirito, che di lui fece un uomo intero, equanime e sommamente tollerante e perciò sereno e giusto. Consigliere comunale, Assessore delegato è chiamato in tale qualità a reggere le sorti della nostra Città durante la malattia del Sindaco Costantini, Presidente della floridissima nostra Banca mutua, componente del Consiglio d'amministrazione del Convitto nazionale e di altri molti Enti, seppe sempre coll'asiduità (sic!), con la saggezza e con l'equità raggiungere il difficilissimo intento di giovare l'universalità dei cittadini e contemperare l'interesse pubblico con quello privato. Né è tutto, perchè negli uffici portò altro efficacissimo aiuto, che il
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